Tra i molti motivi per cui siamo particolarmente lieti di aprire con questa fotografia il nostro odierno servizio sulla Festa patronale di Sant’Eusebio a Bollengo, ce n’è uno in particolare che ci piace richiamare subito.

L’immagine risale all’anno 2006, quando vi prese parte l’allora Vescovo emerito di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi, designato a guidare la Diocesi di Sant’Eulogio giusto quarant’anni prima (novembre 1966), succedendo a Mons. Albino Mensa, destinato all’Arcidiocesi di Vercelli.

Qui a Bollengo è ancora viva la memoria delle varie volte in cui il Presule prese parte ai vari momenti della festa, sempre manifestando una premurosa attenzione alla Tradizione ed ai sentimenti popolare: lui – ci raccontano con animo ancor oggi grato –  che sarebbe passato alla Storia come un riformatore autentico, mai sminuì, né trascurò il sentire del popolo per la memoria della propria storia.

Ma questa potrebbe, allora, essere una delle tante immagini che il libro dei ricordi offre.

Invece, il collegamento con l’oggi è presto detto: la fotografia fu scattata la prima domenica di agosto dell’anno 2006.

E questo 2024 è l’anno della leva 2006, diventano maggiorenni i ragazzi e le ragazze nati allora (tra loro si identificano come gli “zerosei”), che oggi sono stati protagonisti, da tutti ammirati per come, coordinati sapientemente dal Diacono Alessandro Ugo, hanno contribuito ai vari momenti della Liturgia e della processione.

C’è – ultimo, ma non certo per importanza – ancora un elemento che pare provvidenzialmente assonante e che è bello ricordare: fu proprio nell’anno 2006 che il Parroco, Don Geofrey Mulangwa (nel video che, insieme alla gallery accompagna questo articolo, ne possiamo ascoltare la bella omelia e la benedizione finale), non ancora ventenne, arrivò in Italia dalla natìa Tanzania per frequentare il Seminario diocesano di Ivrea.

Davvero, un anno ricco di futuro.

La Celebrazione di oggi ha visto la partecipazione di tanta gente e poco oltre ricorderemo cosa rende particolare la Festa qui a Bollengo, con il rito delle “acsente”, con la teca ove sono custodite le reliquie di Santi Martiri delle Catacombe, perché la presenza dei ceri, portati in processione.

Bollengo è una delle tre comunità canavesane (con Cuceglio e Montalto Dora) che venera il patrono Sant’Eusebio da Vercelli, primo Vescovo della Regione Piemontese e animato da un’ardente sollecitudine pastorale per le chiese che con lui incominciavano il cammino di evangelizzazione della regione: con Vercelli anche Ivrea, Tortona, Novara.

Le ricorda lui stesso con accenti affettuosi e paterni nella sua seconda Lettera inviata dall’esilio di Scitopoli, dove patì gravi sofferenze per avere difeso la vera Fede dall’eresia ariana.

Una domanda potrebbe affacciarsi, leggendo delle comunità destinatarie di questa lettera: perché non Torino dove pure vi era già una comunità di battezzati?

La spiegazione che gli Storici danno di questa assenza è – per dir così – politica: non va dimenticato, infatti, che Eusebio si trovava in esilio, quindi per l’Impero di Costanzo era considerato alla stregua di un “fuorilegge” e forse la nascente chiesa torinese aveva timore di compromettersi, di rendersi invisa all’Imperatore.

Agli Storici, per competenza, gli approfondimenti.

Anche per sottolineare che, al contrario, la chiesa di Ivrea pare fosse prediletta, al punto che il suo primo Vescovo, Sant’Eulogio, è di sicura formazione eusebiana.

Del resto, ancora oggi la Diocesi è tutt’altro che immemore della propria originaria adesione al dettato del Concilio di Nicea e la stessa devozione alla Madonna Nera di Oropa (a proposito: non dimentichiamo di iscriverci al pellegrinaggio diocesano del prossimo 10 agosto) è un ulteriore segno di quanto sia viva la lezione di Eusebio.

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Oggi tutta la comunità si è raccolta in parrocchia, a partire dalle autorità civili con il Sindaco Luigi Ricca e la sua Amministrazione, compreso il giovane Stefano, Sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi.

Segno di impegno plurale, poi, la presenza di tanta parte dell’Associazionismo, con la particolare partecipazione del Circolo Sardo “Sa Rundine”: non dimentichiamo che Cagliari fu la terra natìa di Sant’Eusebio.

Infine, due ringraziamenti: il primo alla Corale di Bollengo e Palazzo Canavese, che ha animato la Liturgia ed alla banda musicale di Bollengo, che ha accompagnato la processione.

Il secondo, se è permesso, è il nostro per l’accoglienza e la collaborazione riservataci.

Ora ecco qualche nota di carattere storico, che aiuta a tratteggiare i particolari più caratteristici della festa.

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A Bollengo, in occasione della Festa Patronale di S. Eusebio “escono” in sfilata le acsente o carità.

Questi oggetti simbolo sono presenti anche in altri Comuni canavesani con nomi e forme diverse.

Nel Medioevo vi era l’usanza, da parte del feudatario del luogo, di concedere in occasione di una particolare ricorrenza un pane bianco salato: forse per carità verso i più poveri o forse per risarcire delle tasse e dei dazi che imponeva alla popolazione durante l’anno. Questo pane era riposto in ceste chiamate acsente, veniva benedetto, portato in processione e distribuito a tutti.

I tempi cambiano, ma la generosità resta: in molti paesi al posto dei pani sono rimaste le carità.

L’acsenta è una cesta sormontata da una copertura piramidale di fiori di carta e immagini sacre, portata in processione, da coloro che si assumevano l’incarico di organizzare la festa del paese. I priori, che stanno “al primo posto”, sono coloro che rappresentano i rioni del paese e in occasione della festa patronale di Sant’Eusebio, la prima domenica di agosto, prendono parte ai festeggiamenti.

Oltre a presenziare alle varie cerimonie, assolvono il compito di scorta, come già gli armigeri del Conte feudatario.

Essi portano un’alabarda ornata con nastri colora

Le priore sono le protagoniste principali che avevano ed hanno il compito di offrire i loro servizi nel decoro della chiesa e la cera per il culto divino (questo in tempi in cui non vi era illuminazione elettrica).

Esse portano una grossa candela votiva

Le acsentere sono bambine o ragazze che aiutano le Priore nelle loro mansioni.

Esse portano in processione le acsente, adagiate sul capo.

A Bollengo le acsente sono dedicate: la prima agli Angeli Custodi, la seconda agli Apostoli SS. Pietro e Paolo, la terza ai Martri S.Agnese, S. Cecilia, S. Sebastano, la quarta ai Santi, S. Ignazio di Loyola, San Giovanni Bosco (i Salesiani nel ‘900 furono ospiti nell’ex Castello al Monte.

Il piattp tipico della sagra è composto dalle cipolle ripiene e dai fiori di zucca impanati.

Come recita un antico adagio piemontese:

 “A Sant’Isebe tente drit ant al forn i capunit, sciule piene e fior at cusit. A Santisebe tente drit!”.

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