(elisabetta acide) – Gesù bastano pochissime parole per far cambiare direzione ai passi dell’uomo.
“ Donna dove sono?”

Una domanda, non una condanna .

L’ appellativo dignitoso e qualificante , quello rivolto alla madre a Cana e sotto la croce, a Maria Maddalena dopo la risurrezione.
Una domanda oltre l’ accusa, una domanda per un “ invito”: “va’ e non peccare più”.

Torna alla tua vita, recupera la tua dignità, “neppure io ti condanno”.

Il brano raccontato dalla relatrice, suor Maria Teresa Vercellotti, parte dalla predicazione: Gesù, che nel portico di Salomone, nel tempio suscitava grandi opposizioni e contraddizioni.

E “tranelli” per metterlo alla prova.

Una “ disputa” su una azione per l’ applicazione della legge; ma Gesù “prende tempo”: è seduto, scrive, si alza, guarda, pone domande… e rimane solo… con quella donna trovata in flagranza di adulterio … in mezzo.

“In mezzo” l’ assemblea degli accusatori lascia lo spazio all’ abbraccio della misericordia.

Un incontro tra la “miseria” del peccato dell’uomo e la Misericordia dell’abbraccio di Dio.

“Se ne vanno tutti a partire dagli anziani”…

La grandezza dell’ amore che accoglie, che abbraccia, che “riporta alla vita”, che non si chiude nel legalismo della morte.

Al centro della “legge” c’è il peccato che la legge denuncia  e punisce, ma Gesù ci dice che la legge di Dio non è condanna per l’uomo, ma condanna del male commesso.

Gesù annuncia la legge come  denuncia del  male per prenderne coscienza per accedere alla coscienza del perdono ed alla conoscenza d Dio.

E lo sguardo del volto di Dio è quello della speranza, lo sguardo di quell’ “amore scritto sul marmo” (citazione di Geremia della relatrice).

Non sulla polvere…

La persona oltre i suoi peccati.

Dio non perdona perché siamo pentiti. Possiamo pentirci perché Lui perdona.

La relatrice si sofferma sul senso dello “scrivere” sulla “polvere”, su quella sabbia che viene dispersa da un solo soffio di vento.

Vengono analizzate le diverse interpretazioni, ma in particolare il suo gesto profetico.

Gesù non si lascia travolgere dalla violenza, dalla cultura di morte: si ferma, si arresta, costringe a pensare, a “guardare” se stessi prima degli altri.

Gesù scrive la misericordia ed il perdono, perché oltre la “legge” c’è l’Amore gratuito di Dio, perché davanti a Dio il peccato non è “permanente” ma “passeggero”.

Gesù e la donna, soli.

Per gli altri era “strumento” per metterlo alla prova, per lui è persona; la guarda, parla con lei, la “considera”, la “libera”, la “invita” a non peccare più perché Lui è l’assoluta potenza e santità di Dio.

La donna se ne va anche lei, come gli altri, ma con una fiducia e dignità nuova.

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Si chiude dunque, così, il ciclo dei 10 incontri sugli sguardi di Gesù, che hanno accompagnato la comunità “in cammino”.

Sguardi di vicinanza, di compassione, di accoglienza, di misericordia, di perdono, di interesse, di provocazione… sguardi per ogni persona, sguardi che rivelano Dio.

Per proseguire il cammino di formazione, sempre importante, sulle pagine bibliche, è già in “cantiere” il nuovo ciclo di incontri di formazione che prenderà avvio nel mese di ottobre.