(elisabetta acide)Triduo: tre giorni. Celebrazioni della Pasqua di Cristo.

“Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto” e “dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi”: lo abbiamo sentito come annuncio il giorno dell’Epifania, la manifestazione del Signore ed ora lo abbiamo vissuto celebrando.

Una “unica celebrazione” in tre momenti diversi che, come comunità, è stata vissuta nella pienezza.

Giovedì alle ore 19,presso la Chiesa Parrocchiale di “S. Anna”, animata dal gruppo dei lettori e dei cantori della parrocchia, sempre presenti al servizio della liturgia, si è celebrata la “Coena Domini”, preceduta dai Vespri.

Una “solennità” vissuta con sobrietà per vivere in pienezza il cammino verso la Pasqua.

Chiesa in penombra, celebrazione dei vespri e memoria della cena pasquale.

Anche la mensa d’altare ha visto i fedeli riuniti con la composta dignità della preghiera.

I fiori dopo l’assenza del periodo di quaresima, hanno addobbato la Chiesa a sottolineare quanto l’antifona di ingresso ha proclamato:

“Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.” (Cfr. Gal 6,14)

Il silenzio ha chiuso la celebrazione del giovedì e ha aperto la celebrazione del venerdì e la veglia pasquale del sabato della notte della Pasqua del Signore: un silenzio che è “rito”, una attesa che fa “incontrare” il Mistero.

Non possiamo separare morte e risurrezione e la comunità ha “vissuto”, in questi tre giorni, il “culmine dell’anno liturgico”.

Nell’omelia il parroco, don Valerio D’Amico, ha sottolineato la dimostrazione di Amore di Gesù in quella cena: l’Eucaristia come dono tale di sé, il servizio come richiamo di ogni discepolo alla sequela, alla carità, alla responsabilità e umiltà. Gesto di generosità  e di amore totale che richiama il suo amare “fino alla fine”.

Venerdì la liturgia ha portato la comunità, “sotto la croce”, quella croce che va “attraversata” , che è “stata vinta”, che ha abbracciato l’umanità con quelle braccia inchiodate al patibulum e quelle parole dall’alto di quella croce, sono risuonate per tutti.

La preghiera universale e l’adorazione della croce hanno portato la comunità a riflettere “oltre la croce”, perché solo un Dio di amore non scende dalla croce, solo il Figlio di Dio “fa la volontà del Padre”, solo Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, ci salva con la croce che riconcilia il mondo.

E sabato, dopo oltre 25 anni, torna nella Parrocchia, la celebrazione della Veglia Pasquale.

Celebrata con la partecipazione dei gruppi parrocchiali, iniziata in piazza,  con la benedizione del fuoco (Cristo fuoco che divampa) e l’ingresso in Chiesa, benedizione del cero pasquale, le letture tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, i salmi, l’epistola e il Vangelo.

Litanie, benedizione dell’acqua, anche un battesimo di un bimbo della frazione, accolto con il rinnovo delle promesse battesimali di tutta la comunità.

Tutto è culminato con la celebrazione dell’Eucaristia.

Agostino d’Ippona chiamava la “pasqua settimanale”  la messa domenicale “transitus Christi” (pasqua di Cristo) e definiva la “pasqua annuale”  il Triduo Pasquale “transitus christianorum” (pasqua dei cristiani).

E con noi è presente Cristo.

La risurrezione e’ la “presenza di un assente”, è la  presenza  di Cristo viva e reale, il Mistero  e la dimensione nuova e rinnovata della storia.

Una veglia della gioia, del “non è qui, è Risorto”, veglia dell’acqua, del fuoco, della Parola, veglia della comunità in preghiera che celebra l’Eucaristia.

Giorno del “qui”, proprio perché  è Risorto, è qui.

Non è in quella tomba, non è su quella croce, non è in quel cenacolo né nell’orto del Getzemani, non nel litostroto, non nel sinedrio: è qui.

Notte di fuoco, di luce, di acqua, notte di preghiera e canti, notte di una pietra che “rotola”, che “scoperchia”, che “apre”.

“Non è qui”, “ci precede”, “andate a dire”: queste sono le parole che hanno risuonato nel Vangelo della Veglia Pasquale e che devono accompagnare, dopo i tre giorni, quelli terribili della sofferenza, del dolore e della morte, quelli della delusione e del tradimento, quelli della solitudine e dell’abbandono.

Gesù è qui, proprio perché non è nella tomba.

Gesù ci precede.

Gesù ci manda a dire.

Parole che cambiano tutto, parole che hanno cambiato la storia, parole per la comunità.

Il nostro cuore è colmo di gioia e meraviglia, il nostro cuore vibra, i nostri occhi sono pieni di luce, il nostro cuore divampa come quel fuoco: Gesù è risorto ed è qui.

Siamo i “figli della Risurrezione”: tutto ha senso con Cristo risorto.

Ha vinto la vita, ha vinto la misericordia, ha vinto l’amore.

Siamo qui a celebrare e pregare come comunità, con il volto dei “salvati”, con la luce negli occhi, con la certezza che Gesù ci invia, ci manda e ci precede.

Siamo qui e non siamo soli, Lui è con noi, in mezzo a noi.

Il  battesimo celebrato  e le promesse battesimali rinnovate  saranno il  nuovo vigore per spendersi coraggiosamente a favore del Vangelo, dell’annuncio, della Missione, della Verità, della giustizia, dell’uomo.

Partiti dalla croce, e quindi dal dolore, dalle ferite, dalle parti oscure di noi stessi, dalle delusioni, ci siamo incamminati verso la bellezza, la guarigione, la libertà.

Non siamo “arrivati”, ma non bisogna fermarsi proprio ora: insieme, come in questa veglia, possiamo gioire, attendere, sperare.

Ecco la  certezza: Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo.

E abbiamo “fatto Pasqua”, di notte in notte, di giorno in giorno, come quel “e fu sera e fu mattina”… nuova creazione, nuova storia, nuova vita, nuova ed eterna alleanza.

Cristo risorge nella Chiesa, nella comunità, nella parrocchia. Morte e risurrezione di Cristo è “evento comunitario”, è “comunione” e fare comunione è “entrare nella storia”, in “questa storia”: inizio della fine, quando Cristo risorto tornerà alla fine dei tempi.

Non dimentichiamo, dunque di celebrare quel “primo giorno dopo il sabato” ogni sette giorni, insieme, con fede, con viva partecipazione, dal corpo sacramentale al corpo ecclesiale.

Un ringraziamento a tutti i gruppi parrocchiali che hanno curato e partecipato alle celebrazioni liturgiche del Triduo, segno del cammino parrocchiale vissuto nella certezza e testimonianza del Risorto.

La celebrazione di domenica 31 marzo alle ore 9,00 sempre animata dai gruppi parrocchiali, ha “ cantato” le “corse” dell’ annuncio: Cristo e’ Risorto.

“Corse” che diventeranno  il percorso della comunità : rinnovato vigore per la testimonianza del Vangelo.

Ala comunità viene regalata la lettura  del testo di  M. Magrassi per gli auguri che accompagnano il tempo della gioia e della speranza:

Al cristiano — come un giorno ad Abramo — il Signore dice: «Esci…!». «Esci dalle tue “opinioni separate” per entrare pienamente in quella fede che la Chiesa si gloria di professare. Esci dalle tue ricchezze che tendi a godere egoisticamente… Esci dal tuo peccato che ti avvelena il cuore, e vai verso la novità dei Cristo… Esci di “casa”, dal caldo delle pareti domestiche dove tendi a ignorare i drammi dei fratelli, e allarga la cerchia dei tuoi interessi… Esci dalla tua sete di dominio e cerca di fare della tua vita un servizio d’amore. Esci in campo aperto e prendi la strada dei Vangelo… Semina la gioia gridando silenziosamente con il tuo comportamento che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la Chiesa è il luogo e lo spazio ove si attesta che Lui è il Signore risorto… Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale» 

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