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(Elisabetta Acide)Le parole del Pastore al suo “gregge”: appuntamento atteso con Mons. Edoardo Cerrato, Vescovo di Ivrea, nella parrocchia di S. Anna di Borgo Revel, ieri lunedì 8 gennaio,  per la “formazione”; ciclo di incontri programmati nell’ ambito del cammino sinodale parrocchiale che vede, dal mese di giugno 2023, un incontro mensile sulla riflessione evangelica dal tema: “Gli sguardi di Gesù”.

A Mons. Cerrato è stato affidato lo “sguardo” della chiamata dei primi apostoli, nel racconto del Vangelo di Matteo (Mt 4,18-22): la chiamata dei primi quattro discepoli di Gesù, un episodio che mette in luce i tratti caratteristici della vocazione: Dio entra nella storia personale di ciascuno, Gesù si “fa vicino”, il suo sguardo si posa su ogni persona  e chiama.

Mons. Cerrato, lo sappiamo, con la sua immensa competenza biblica, patristica, letteraria, frutto di anni di esperienza pastorale e comunitaria di catechesi e formazione come docente, Preposito e Procuratore generale della Congregazione dell’ Oratorio e al servizio della Chiesa diocesana e universale, ha saputo catturare attenzione dei presenti con i tratti distintivi caratteristici della sua competenza di oratore attento e puntuale.

La serata ha preso avvio con il saluto del parroco don Valerio D’ Amico che, dopo aver ringraziato Mons. Edoardo, per la disponibilità,  introduce la serata con la lettura del brano del Vangelo di Matteo.

La lettura del brano fa emergere i tratti caratteristici del “vide e chiamò” di Gesù: elemento essenziale della vocazione cristiana è lo sguardo di Gesù che si posa sul chia­mato, prima ancora che i primi discepoli possano accorgersi del passaggio di Gesù e udire la sua voce che li chiama, egli posa il suo sguardo su di loro.

Mons Cerrato, in modo sapiente, introduce la conversazione contestualizzando il brano della chiamata dei primi apostoli, ripercorrendo  la narrazione degli eventi, dei capitoli 3 e  4 del Vangelo di Matteo che precedono la chiamata di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni: il brano delle tentazioni dopo l’episodio del Battesimo, dove Gesù viene investito della dignità filiale dal Padre che esclama: “questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento (Mt 3,17)

E introduce il racconto dal Versetto 17 del capitolo 4:”Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

Da Nazaret a Cafarnao: predicazione per il mondo, chiamata per tutti e per ciascuno.

“convertitevi” : cambiate il vostro modo di vedere il mondo, la vita e credete … al Vangelo, al lieto annuncio, a ciò che dico che porta gioia.

Chiamata :esempio di radicale conversione e fede: nell’accogliere la chiamata di Cristo, nel lasciarsi conquistare da Cristo.

Racconti con poca cronaca e tanta teologia. Il racconto di chiamata dei quattro si radica nel profondo della tradizione apostolica.

Mons. Edoardo sottolinea la logica della chiamata al discepolato ed all’ apostolato.

Lo sguardo di Gesù è uno sguardo di elezione, che tocca nel profondo e che afferma che l’iniziativa è di Dio.

Seguire Gesù, centro della vita cristiana: solo seguendo Gesù, la fede diventa realtà.

Vocazione è essere chiamati, chiamati per nome.

Alla serata erano presenti molti fedeli della parrocchia, ed impegnati in diverse attività parrocchiali, desiderosi di approfondire la conoscenza biblica e spirituale, per un laicato con un maturo cammino di fede e di formazione che ha conoscenza e competenza, pronto e disponibile a collaborare e a porsi nell’ottica della corresponsabilità, per vivere la sinodalità come “stile parrocchiale”.

Una prima conclusione importante, dunque, emerge dalla riflessione  che occorre “lasciare per seguire”: vocazione umana e vocazione cristiana. E lo sappiamo ogni vocazione è “missione”.

Mons. Cerrato, lascia ai presenti, un’importante considerazione: siamo chiamati, come quei discepoli in riva al lago ed fondamentale  riconoscere il fatto che, seguire Gesù Cristo, essere alla sequela, dietro di lui, vuol dire  “diventare” testimoni. Chiamati a seguire e testimoniare.

Dalle parole dell’Episcopo, allora, emergono molte riflessioni.

La fede è dono, è chiamata, ma non è “statica”, è “dinamica”: Gesù cammina, guarda ,chiama e manda, come su quel lago dove mentre camminava, vide, chiamò e disse…  la fede chiede allora, un paio di occhi per vedere, un paio di orecchi per sentire e un paio di piedi per camminare.

La fede è qualcosa di molto “concreto”, è “fare”, crescere, abbandonarsi con fiducia per essere “pescatori di uomini”.

”Vi farò diventare pescatori…” si diventa attraverso un cammino, seguendo, lasciandosi trasformare, come continuo esercizio .
Continui nuovi inizi per diventare …

Gesù cammina e il cristiano segue, Gesù chiama e il cristiano liberamente risponde, Gesù passa e guarda e il cristiano “guardato”, impara a “guardare”, con passione all’uomo, con la stessa “passione” con la quale Gesù “vedeva” oltre le persone, oltre il quotidiano, nella profondità del cuore.

Gesù chiama due coppie di fratelli: un chiaro richiamo alla “fraternità”. Gesù “vide” due coppie di fratelli: il mio essere visto da Gesù , mi fa vedere la verità: Lui è il Figlio, il Figlio amato: nel suo occhio vedo  la mia realtà di figlio e questa la vivo col fratello. Se siamo figli siamo fratelli, se no non sono figlio. Proprio nella fraternità che si realizza la figliolanza, e la nostra chiamata ad essere figli si realizza nella fraternità.

La Chiesa è proprio questo: fraternità e comunione.

Lo sguardo di Gesù, sottolinea mons. Vescovo, è dunque uno sguardo  d’ Amore, penetra nel cuore dell’ uomo, coglie la verità e la trasmette.

lo sguardo di Gesù è lo sguardo della relazione e dell’ incontro, è lo sguardo che è dono del Padre per l’uomo, ogni singolo uomo, in relazione con Lui e con Dio.

Occorre dunque diventare capaci di accogliere lo sguardo, con quel “subito” che dice l’ urgenza di seguire Chi  ci conosce e Chi  conosciamo, farci conoscere per un cammino di fede e vita cristiana.