(L’immagine di apertura è tratta dal video sul musical “Vite e tralci” -)

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(elisabetta acide) – Ne abbiamo parlato negli articoli precedenti, una scelta “con coraggio”, nata da una piccola comunità che ha deciso di interrogarsi in questi anni di cammino, di provare a “verificare” la logica dell’annuncio missionario”, di provare, dopo gli anni di ascolto (anche se non sempre facile), di riflessione “sapienziale” a “raccogliere la sfida” della catechesi integrale ed integrata.

Non è una “novità”; la proposta che è già emersa da qualche anno in alcuni ambienti ecclesiali, vuole essere operativa.  

Dalla lettura della lettera pastorale di Mons Edoardo Cerrato, in particolare dal gruppo di catechismo, è emerso il desiderio di seguire proprio in concreto le indicazioni offerte dal documento dato dal Vescovo alla Diocesi

(leggi qui l’articolo di presentazione):

Si tratta di chiederci se siamo disposti a conformare a Gesù Cristo la nostra vita personale, il nostro modo di pensare e di valutare le cose, il nostro agire; se siamo disposti ad accogliere tutto il Suo insegnamento, le verità della fede, la visione della realtà che da Lui ci viene; se è presente e vivo in noi un serio cammino di preghiera, di ascolto della Parola di Dio e del Magistero, di accoglienza della Grazia che il Signore ci offre attraverso i Sacramenti, e se c’è l’impegno di una concreta e vera carità fraterna: anche chiedendoci se, alla radice della evidente “stanchezza” di molti nel vivere la fede…”.

Parole che hanno “smosso” negli ambienti parrocchiali alcune riflessioni, considerazioni e desiderio di “ragionare” sulle prassi di fede, sulla speranza, sul cammino percorso e sulla “meta” prossima e futura come comunità parrocchiale.

Per presentare ed avviare le idee nella comunità parrocchiale, l’incontro con la comunità, è avvenuto sabato 19 ottobre

(di cui abbiamo dato notizia nell’articolo su questo sito – leggi qui -),

partito dalla riflessione della lettura di At 2,42-48. “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”: partire e ri-partire da qui per “costruire e ri-costruire” comunità.

La lettura e la riflessione ha fatto emergere l’importanza e la responsabilità di condividere la missione di accogliere ed accompagnare tutta la comunità alla crescita della fede, bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani, nonni, genitori, lontani, vicini… una comunità dove nessuno deve “sentirsi escluso”.

Una “proposta” che parte da un “cambio di prospettiva”, da quel “coraggio” necessario che proviene dallo Spirito Santo di cui siamo immersi dal battesimo e che ci costituisce come Chiesa, costruita dallo Spirito Santo.

Ecco la logica “integrale”: l’unità della persona, tutta e tutta la comunità.

Ma anche la logica “integrata”: con la pluralità dei soggetti, con il coinvolgimento di tutti, con l’annuncio che si “nutre” della Parola e del Pane, ma anche delle relazioni, dell’ascolto, dell’approfondimento, della preghiera, dell’accompagnamento.

Si tratta allora di provare a vivere le implicazioni dei misteri cristiani, all‘altezza della portata rivoluzionaria del messaggio evangelico, con verità e carità.  

Integrata perché le “forme” dell’annuncio sonno diverse, e richiedono il coinvolgimento e la partecipazione di tutti nella comunità, per regalare la “bellezza del Vangelo”.

Obiettivo “ambizioso” per dare un “volto nuovo alla parrocchia”, con “conversione pastorale” che “ritorna” all’ “origine”: Cristo.

E allora in concreto?

Un “cammino comune” con tappe diverse e progressive per una maturazione di atteggiamenti e comportamenti cristiani, per crescere nella fede, nella speranza e nella carità.

Una proposta di “cammino” che è già stata avviata con gli iscritti della Compagnia della Madonna estesa a tutti i fedeli e condivisa anche con altre comunità “vicine”, con le preghiere della comunità e della casa, dal mese di settembre

(leggi qui il precedente articolo).

Preghiera dunque ed Ascolto della Parola di Dio in preghiera, per una vita di “spiritualità”, che “vive secondo lo Spirito”. Preghiera come comunione con Dio e come “atteggiamento” personale e comunitario. Preghiera che permette allo Spirito di “agire e condurre il cammino”.

Una proposta di “catechesi comunitaria” che coinvolge tutta la comunità. 

L’idea dei catechisti è quella di “scardinare” un po’ gli schemi della “catechesi” solo ed esclusivamente ”finalizzata” ai Sacramenti dell’ Iniziazione cristiana (che sono importantissimi, ma che forse richiedono un “cammino” ed un sostegno dalla famiglia, dalla comunità, dalla Chiesa), ma una catechesi che “celebra la vita cristiana”.

E non dimentichiamo: evangelizziamo solo se “siamo evangelizzati”, ecco perché accanto al dono della fede, è necessario e fondamentale il “nutrirsi” della Parola e del Pane, dei Sacramenti, della vita comunitaria fatta di relazione, di gesti, di azioni, di parole… e la parrocchia è “luogo di evangelizzazione”.

Una catechesi con “mani, testa e cuore” (come ci ha suggerito in diverse occasioni Papa Francesco), in grado di far “smuovere” mani, testa, cuore, cioè la vita cristiana.

Diventiamo, come suggeriva Mons. Cerrato, testimoni di Speranza e con Speranza, per raccontare la gioia del Vangelo.

La proposta ha la “strada dei laboratori”, non per “fare” o “occupare” le mani, ma per “tradurre” in azioni, in gesti, in manufatti le Parole del Vangelo.

E in questi “laboratori” la comunità diventa “soggetto attivo” dell’azione catechistica ed ecclesiale, ognuno con le proprie capacità, esperienze, carismi… al sevizio dell’annuncio del Vangelo. I “piccoli” gesti per il “grande” annuncio: da Dio agli altri, come nella prima comunità cristiana.

Lo “sforzo” è quello di realizzare un “Progetto”, non “eventi”, un “cammino” come comunità, soggetto attivo dell’azione ecclesiale, per “svegliare” e “risvegliare” il desiderio di Dio in ogni persona.

Si tratta, allora di “accompagnare” tutti, i bambini, gli adolescenti, i giovani, ma anche gli adulti, tutti, attraverso il coinvolgimento e lo stile evangelico, di coinvolgere le famiglie e gli adulti alla “vocazione educativa alla fede e alla vita”.

Consapevoli della difficoltà e forse della “meta un po’ troppo ambiziosa”, tuttavia, l’impegno è quello di “crescere” tutti attraverso un cammino ed un approfondimento comunitario e personale, nella fede vissuta, senza “escludere” o “lasciare indietro” nessuno.

La proposta, allora per gli adulti, è quella del “Caffè in parrocchia”: dalla pratica del “caffè filosofico”, nasce l’idea di incontrarsi e a partire dalla Parola, provare a  fare un cammino di integrazione del messaggio cristiano con le  esigenze, problemi e attese per una crescita nella fede, alla fede, della fede.

Il termine caffè filosofico (dal francese Cafè Philosophique) rimanda ai primi anni del Settecento, quando ”l’intelligenza” illuminista francese usava riunirsi nei salons e nei café, per discutere di argomenti di diversa natura, diventa allora il “caffè in Parrocchia”, dove ci si incontra per “prendersi una pausa” dalla frenesia della vita quotidiana e “davanti ad un caffè”, si prova a “ragionare”  sulla fede, con l’aiuto della Parola di Dio, con una modalità semplice ed accessibile che è quella della conversazione.

Un “caffè teologico”, meglio un “Caffè in Parrocchia”, per confrontarsi, per riflettere con l’aiuto della Bibbia e dare “fondazione”, sistematizzazione ed approfondimento al vissuto di fede personale e comunitario, alla prassi ecclesiale, ma alle “domande esistenziali” e “scomode” che appaiono nella vita, che interrogano, che “mettono in crisi”, ma che sono “comuni” ed importanti.

Per ri-cominciare ogni giorno a costruire la vera identità cristiana, dare “vita ai cristiani”, per un autentico cammino di fede esistenziale radicato in Cristo.

La metodologia è quella della “conversazione spirituale”, dove le persone sono concentrate sulla qualità della propria capacità di ascoltare così come sulla qualità delle parole dette. Questo significa prestare attenzione ai movimenti spirituali in se stessi e nell’altra persona durante la conversazione, il che richiede di essere attenti a più delle semplici parole espresse. Questa qualità di attenzione è un atto di rispetto, accoglienza e ospitalità verso gli altri.

Una “metodologia” che vuole “mettere al centro” la Sacra Scrittura, per “lasciarsi scavare” dentro dalla Parola, che svela la novità di Dio e porta ad accogliere gli altri, a riflettere sulla vita, e sul proprio essere cristiani.

Per rimettere al centro la Parola di Dio della vita pastorale parrocchiale e della vita della Chiesa.

Lo sa allora molto bene, il parroco don Valerio D’Amico che guida da tre anni la comunità e che, Direttore dell’Ufficio Catechistico, ha guidato i passi della comunità a questa scelta che si preannuncia coraggiosa, sulle parole degli Orientamenti pastorali della CEI “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”:

“Al centro di tale rinnovamento va collocata la scelta di configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana, che – intessendo tra loro testimonianza e annuncio, itinerario catecumenale, sostegno permanente della fede mediante la catechesi, vita sacramentale, mistagogia e testimonianza della carità – permette di dare unità alla vita della comunità e di aprirsi alle diverse situazioni spirituali dei non credenti, degli indifferenti, di quanti si accostano o si riaccostano al Vangelo, di coloro che cercano alimento per il loro impegno cristiano” (n. 59).

Una scelta quella del parroco che prova a lasciare la conservazione per una proposta, che prova a passare dal “catechismo”, alla “catechesi” che vuole con passione pastorale, riflettere che oggi non è “più difficile”, ma “diverso” e che con coraggio, occorre affrontare la diversità.

Una scelta “coraggiosa” da parte del parroco e del gruppo dei catechisti che speriamo, veda il coinvolgimento della comunità, per una parrocchia “audace e creativa”, non per il “gusto” di cambiare, rinnovare, sovvertire, ma per agire profeticamente e testimoniare Cristo Risorto che agisce profeticamente dentro la nostra difficile, travagliata e difficoltosa storia quotidiana.

Una “scelta coraggiosa” che “investe sulla progettualità condivisa”, per creare pastorale di comunione, per uscire dai singoli egoismi, attraverso:

  • la scelta di un cammino globale e integrato, fatto di ascolto della Parola, di celebrazione Eucaristica, di fraternità ecclesiale, di testimonianza di vita e di carità;
  • testimonianza, evangelizzazione mistagogia;
  • discernimento che rispetta e promuove la persona
  • un percorso che avviene nella comunità, in relazione alla sua vita, all’anno liturgico, alle indicazioni del Vescovo.

E consapevoli che “la speranza non delude” (Rm 5,5), affrontiamo questo nuovo anno con coraggio, consapevoli che sarà una ricchezza “tempo di rinnovamento della fede e della vita cristiana”.