(elisabetta acide) – “ … Ecco l’ora in cui il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Fuori del sacro tempio che ci raccoglie, la notte è profonda: notte materiale per la mancanza del sole; notte spirituale, a causa degli uomini che dormono nella lontananza di Dio. A Betlemme, attorno alla stalla e nella città, è buio; e gli uomini che non hanno trovato posto per l’ospite divino, riposano in una vile pace; ma non saranno risvegliati affatto dal concerto degli Angeli.”

(Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico )

E Borgo Revel come in quel giorno a Betlemme… con quei pastori che “vegliavano le Veglie” , quei pastori a guardia dei greggi, quei pastori inondati di luce, quei pastori che di fretta accorrono…

Un particolare allestimento e il suggestivo progressivo accendersi delle luci, accompagna l’ attesa con la letture del libro del profeta Isaia.

Fiori e liturgia sono un binomio importante, perché anche i fiori hanno funzione mistagogica , celebrano il mistero , perché sono contribuito, se sapientemente utilizzato, alla narrazione , segno che “ parla” e introduce .

il linguaggio dei fiori e’ uno dei linguaggi della liturgia che può raccontare ed introdurre al misero della salvezza , non è ostentazione fine a se stessa, diventa segno coerente con la liturgia . L’ allestimento floreale creato per l’ occasione, e’ stato un “linguaggio”  nel linguaggio liturgico , sinfonia d’ insieme , come il canto,per celebrare, espressione di arte e di preghiera. Non dimentichiamo  la premura verso la casa del Signore e’ come “zelo che  divora” Salmo 69 v 10. Segno di quei fiori bianchi intercalati da candele : “oggi un bimbo e’ nato per noi” ci viene dato un Dono: anche la terra canta con la sua bellezza la lode a Dio.

…Tra il cielo e la terra corrono lievi e luminosi gli angeli, i messaggeri di Dio. tante sono le imprese che hanno compiuto; ma c’e’ un attimo della loro eternita’ in cui tutto si ferma…

“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” (Mt 11,25)

Inizia così la veglia di preghiera nella parrocchia di Borgo Revel, veglia che precede la s messa della notte di Natale.

Momento di preghiera ormai consueto, secondo la tradizione della borgata di “vestire” gli abiti tradizionali  della Palestina del primo secolo sotto la dominazione romana , per le sacre rappresentazioni di presepe vivente e via crucis.

E la “veglia dei pastori” voleva essere un momento di preghiera sinodale, un momento che percorre quelle strade che hanno visto tanti camminare, tanti pregare, tanti provare a raccontare la propria fede, la propria appartenenza alla chiesa , una chiesa che sta cercando di ripercorrere con la comunità e nelle comunità , il cammino del cristiano.

La preghiera della veglia  ha voluto sottolineare l’importanza del testo biblico, accompagnare l’attesa , il termine dell ‘ avvento, ravvivare la fede dei presenti e rendere onore alla Parola di Dio, ascoltata con fede e in spirito di rendimento di grazie.

La veglia notturna della vigilia  voleva essere un “transito” dal periodo di avvento ,verso il mistero della nascita del Dio che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità.

La scelta della veglia in chiesa, in sostituzione del classico “presepe vivente”, ha proprio questo senso: in accordo con il parroco don Valerio D’ Amico, il gruppo dei parrocchiani che segue il Cammino sinodale, con il coordinamento tecnico e biblico – teologico della cabina di regia, ha voluto riunirsi in preghiera  in una cerimonia sobria e raccolta, accompagnata dal coro parrocchiale “ Andar a Messa cantando”, che con il gruppo lettori della parrocchia, ha scandito momenti di preghiera, di riflessione con canti liturgici.

Dalle pagine bibliche ai canti di lode:  in quella veglia c’ era tutti i “protagonisti” : Ciascuno nella propria casa, nel proprio palazzo, nel Kataluma, ognuno nella propria notte …

Maria, la Madre, la donna, l’ immacolata… Giuseppe il carpentiere, Erode … I pastori, gli angeli…

E Gesù il “Verbo di Dio fatto carne” . Dio con noi, Dio per noi.

E non è mancata la lettura del testo della Kalenda dal testo dei  Martirologio, un testo importante che cita alcuni eventi storici molto precisi, quasi con una preoccupazione ad indicarne il tempo e il luogo (gli anni trascorsi da tali eventi e addirittura i mesi della gestazione nel grembo di Maria…Ur dei Caldei, Egitto e Betlemme)

Una precisione che ha un chiaro significato: Cristo è nato davvero nella carne e in Lui tutta la storia trova senso.

Particolare – e non inutile – è il riferimento alla luna, cioè la fase lunare che, ovviamente, cambia ogni anno.

C’è dunque, sin dall’inizio della Kalenda, il richiamo all’oggi perché la liturgia non è un vago ricordo di eventi passati ma la certezza della presenza di Cristo nel mistero celebrato.

E sui pensieri di quei protagonisti e di quei pastori, termina la veglia con gli auguri che anticipano la S Messa , auguri per tutti, perché il Natale è questo festa dell’ Amore incarnato”, Luce che splende per l’ uomo e da’ senso all’ esistenza umana ed all’ intera storia dell’ umanità .

“E allora buon Natale a te, a cui il Natale fa paura perché ti potrebbe chiedere di perdere qualcosa, di mettere al secondo posto il tuo ruolo, i tuoi modi di fare, per guadagnare cento volte tanto. E lasciare una la certezza per andare incontro al futuro che  ti mette timore.

Buon Natale a te che hai percorso qualche passo e poi ti sei fermato perché non condividevi più il cammino, a te che non hai apprezzato i tuoi compagni di strada, a te che hai scelto di allontanarti, a te che non condividi scelte che non sono tue

Buon Natale a te che credi che questa nascita non sia per te perché vivi distante dal paese, dalla comunità di cui fai parte. A te che ti ritieni migliore, a te che hai deciso di non camminare.

Buona Natale a te, che ancora ti lasci guidare dall’invidia, dal pettegolezzo… Buon Natale,  solo chi ama non smette di camminare verso la verità.

Rimettiti in strada a camminare, Maria e Giuseppe devono passare di là per arrivare in paese, non servono doni o bei vestiti. Basti tu. Insieme possiamo camminare meglio.

«Io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Es 23,30).

Dio si fa uomo e accetta il giogo del peso della vita.

Questo piccolo segno porterà la benedizione ai bambini ed alle loro famiglie, a loro che nel periodo di avvento hanno scritto la loro lettera a Gesù Bambino.

Dio accetta la condizione umana, è bambino perché anche l’uomo prenda su di sé il Suo giogo dolce e leggero.

Buon Natale a te che stai dando del tuo meglio nella tua piccola borgata, come artigiani di comunità, respirando delusioni,  magari non vedi i risultati, magari sei sfiduciato…

Continua  e credi in quello che fai. Chi ha promesso, merita fiducia. 

Buon Natale a te che sei un dono, perché tutti siamo dono.

Buon Natale a te, con l’augurio che oggi possano trovare casa i tuoi desideri,  e coloro che ami.

Buon Natale alla nostra comunità parrocchiale, perché su questa strada, dove ci stiamo forse allontanando, Lui  “Si avvicina a noi”, “parla con noi”, “dialoga con noi”, “fa accendere il nostro cuore”, “celebra con noi”, “rimane con noi”.

Dio è con noi.

Buon Natale a tutti noi, perché la speranza illumina la nostra strada.

Buon Natale a tutti voi, che avete camminato con i gruppi parrocchiali.

Dove nasce Dio, nasce la speranza: Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per altro. Dio basta.

Buon Natale a noi!

Gesù cammina con noi e noi, insieme camminiamo con Lui verso di Lui. “( dal testo della veglia , gli auguri ai parrocchiani).

Si conclude la veglia e si apre la celebrazione della S Messa con il canto di Mons . Marco Frisina “I cieli narrano” dalle parole del Salmo 18.

Come il salmista si esprime considerando, in stato di riflessione laudante, la grandezza, la potenza, la bellezza dei cieli, della volta stellata. I cieli “narrano la gloria di Dio” in un’incessante continuità: “Il giorno al giorno ne affida il racconto…”. L’uomo percepisce questo racconto – “senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce” così l’ uomo nel contemplare quel Bambino non può che percepire la grandezza e il Mistero : Mistero di Amore assoluto e totale.

Mistero di Amore donato.

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