Ieri mattina, in procinto di recarmi al lavoro, automatico ho lasciato l’auto per qualche momento parcheggiata fuori casa per il tempo necessario a richiudere il cancello (non automatico). Percorrendo a piedi i pochi metri necessari, ho visto una macchia nera nel bel mezzo della strada: avvicinandomi per guardare meglio, scoprivo che si trattava in realtà di un buco del diametro di circa 40 centimetri, che avevo miracolosamente sfiorato con l’auto. Malgrado la nebbia, sono riuscito a dare una occhiata al suo interno, indovinandovi un grosso e profondo vuoto, ben più grande del buco dell’asfalto in superficie. Sono rientrato in casa, ho preso una stecca di legno e non avendo altro, ci ho legato un tovagliolo di carta e conficcato la piccola asticella, affinché fosse visibile il pericolo. Dopodiché ho telefonato alle autorità che hanno avvisato subito il sindaco, il quale ha provveduto a restringere la carreggiata della strada transennando la piccola voragine.

Quest’occasione unica nella mia esistenza mi ha permesso di constatare l’esistenza di un mondo tellurico, sotterraneo. In effetti, già cinquant’anni fa abbiamo messo piede sulla Luna, a 380mila chilometri di distanza; e nel 2018, dopo un viaggio di mezzo miliardo di chilometri, è atterrato su Marte InSight, il più nuovo dei robot esploratori del Pianeta rosso. Distanze enormi, che fanno apparire poca roba i 6.371 chilometri che ci separano dal centro della Terra.

Ma scendere nelle viscere del nostro pianeta è ancora fantascienza: un’avventura che possiamo vivere solo immergendoci a capofitto nella lettura del memorabile libro di Jules Verne “Viaggio al centro della Terra”, che malgrado l’età (venne scritto nel 1864) resta un assoluto capolavoro della letteratura fantascientifica, nel duro tentativo di immaginare un mondo sotterraneo che si attraversava per raggiungere il fatidico centro della terra. Fantascienza, sì, perché in realtà il buco più profondo sinora scavato dall’uomo per motivi scientifici, è arrivato a toccare circa 12 km. di profondità; si tratta di un pozzo del diametro di 23 centimetri, che oggi risulta chiuso con un tappo saldato dopo che il sito fu abbandonato. Nel Baltico, a Kola, i russi dal 1970 scavavano per raggiungere i 15 km. ma si fermarono nel 2008 a 12 perché l’inattesa alta temperatura delle rocce incontrate metteva fuori uso le punte dei trapani.

Insomma, per avere un’idea dei misteri del sottosuolo, non ci resta che andare a vedere il buco dove abito, prima che lo richiudano!