Acqua, vento e grandine hanno flagellato, nella notte tra sabato 27 e domenica 28 maggio, un’ampia fetta di Canavese nella sua fascia meridionale, tra San Benigno, Montanaro e Caluso.

Precipitazioni violente, che in alcuni momenti si sono trasformati in veri nubifragi che hanno scoperchiato tetti, sradicato alberi, scavato voragini nelle strade, creando ingentissimi danni al settore agricolo e non solo.

Caluso sabato sera ha visto un vero e proprio torrente di ghiaccio riversarsi per le sue vie, che ha portato con sé l’allagamento di garage e cantine: anche il seminterrato dell’Istituto “Martinetti” , dove si trovano laboratori e una decina di aule: lunedì e martedì lezioni a distanza, per gli allievi della scuola, per consentire di ripulire da acqua e fango.

Chiuso anche il Parco Spurgazzi, per la caduta di alberi, come accaduto anche nel parco della scuola primaria.

Danneggiata anche la rete di distribuzione elettrica, ripristinata dai tecnici dell’Enel.

Gran lavoro, per tutta la notte, per vigili del fuoco e volontari della Protezione civile.

Smaltita la furia degli elementi (fino alla prossima occasione…), tira le somme Bartolomeo Merlo, presidente del Consorzio per la tutela e la valorizzazione dei vini docg di Caluso e doc Carema e Canavese. “È ancora difficile stimare l’entità dei danni ai vigneti – spiega –, ma nella parte bassa di Caluso la perdita è quasi al 100%: quindi nell’anno in cui l’Erbaluce è stato scelto come vitigno della regione Piemonte, non avremo produzione. Nella parte collinare molte viti erano già fiorite, al momento è difficile capire se ci potrà essere o meno una certa ripresa. Purtroppo laddove la grandinata è stata più violenta, possiamo temere anche conseguenze per le vendemmie future, oltre che per quella del 2023. Andando verso Mazzè, invece, non vi sono stati particolari problemi”.

Nell’area della Serra, invece, è solo piovuto, senza creare eccessivi problemi, come conferma Ivo Actis Dana, presidente della Cantina sociale della Serra.

Sul fronte cerealicoltura la situazione, a prima vista, pare essere stata meno impattante: il mais è stato colpito, ma con la piantina ancora piccola, e quindi con possibilità di ricaccio; mentre frumento e orzo, laddove si è manifestata la grandine erano già in fase di spigatura, pertanto, seppur allettati, si spera di recuperare gran parte del prodotto.

Più a nord, nell’eporediese, si è riscontrata la distruzione delle coltivazioni di piccoli frutti.

Il mutamento climatico è ormai un dato di fatto che non si può più ignorare – commenta Tommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino –. Non si tratta più di fenomeni isolati, ma di un concatenarsi di emergenze, dalla siccità ai nubifragi, che mettono a rischio il settore primario. Confagricoltura è vicina agli agricoltori colpiti. Siamo in attesa di una valutazione più precisa del disastro, ma già si percepiscono ingenti perdite in alcune zone per i viticoltori, ma anche per frutticoltori e cerealicoltori”.

Redazione Web