La settimana scorsa abbiamo scritto che il Covid-19 non deve essere dimenticato troppo in fretta, per non disperdere gli insegnamenti che ci ha dato.
Abbiamo capito che cosa è successo, che cosa è già cambiato e cosa cambierà ancora? Pensiamo forse di essere gli stessi di prima, e che uguali a prima siano anche gli altri e il mondo che ci circonda?
Che lettura facciamo di quanto avvenuto, quale interpretazione e soprattutto cosa e come vogliamo essere per il tempo che verrà?
Mille domande in attesa di mille risposte, nella società come nella Chiesa, perché anche le nostre comunità cristiane si sono trovate improvvisamente – e impreparate – a vivere una quotidianità inaspettata.
Durante il lockdown delle attività parrocchiali e delle Messe sono state ripensate le modalità per stare “vicini” alla gente; e ora che il lockdown non c’è più, ma gli effetti negativi socio-economici del virus sono d’attualità, e non ci lasceranno così presto, cos’altro ci è chiesto di fare, di dire, di pensare per accompagnare il cammino di rinascita umana e spirituale? Tutto come prima?
No, impossibile, perché nulla è più come prima del Covid.
Esistono ricerche sul comportamento (anche religioso) degli italiani durante la pandemia; inizia ad esserci qualcosa sul post pandemia, come il rapporto in cui appare il rancore generazionale; 1 giovane su 2, in emergenza, vorrebbe penalizzare gli anziani per le cure e l’accesso alle risorse pubbliche.
È urgente cercare di capire qualcosa in più per evitare di dover rincorrere i cambiamenti, invece di anticiparli e accompagnarli.
Cosa trarre oggi dall’esperienza dell’uso dei social, delle dirette streaming – che, laddove mantenute, hanno ancora un folto pubblico – e della nostra carta stampata, che non ha mollato l’osso neanche quando il virus picchiava forte?
Cosa trarre dalla ricerca di conforto durante la grande paura, per accendere fuochi nuovi di fede, invece di vederli spegnere appena la paura è passata?
Cosa trarre dal sostegno economico alle opere della Chiesa venuto meno, perché confinati ieri e senza lavoro oggi?
E tanto altro. Non c’è futuro senza risposte.