L’impegno per la giornata di contrasto della violenza sulle donne si modula, ogni anno diversamente. L’associazione di cui faccio parte si muove sul territorio romano in progetti che riguardano la sensibilizzazione ed il confronto con giovani e adulti sui temi legati alla violenza ma anche sugli stereotipi che permangono in merito alla figura, al ruolo e a ciò che si pensa che una donna debba o non debba fare o essere.

Per il lavoro con i giovani mi avvalgo spesso dei giochi di ruolo, che trovo essere una modalità tanto ludica quanto veicolatrice di temi che rischierebbero di essere ostici o difficili da argomentare. In una biblioteca romana, con una classe di studenti e studentesse del secondo anno di liceo, ho proposto il gioco di ruolo “La sposa di Barbablù” (edito da Narrattiva), un gioco horror capace di toccare tante tematiche femminili. Prima di iniziare la sessione di gioco bisogna descrivere la sposa di Barbablù e ogni gruppo crea, secondo domande guida, il proprio modello di sposa.

Non vi annoierò oltremodo con lo svolgimento del gioco in sé ma, alla fine della sessione, ho preso del tempo per una riflessione con i giovani presenti. Ho fatto notare loro come, sebbene ci fossero cinque gruppi di persone differenti, la sposa avesse delle caratteristiche comuni quali la snellezza, i capelli lunghi, le labbra carnose e ben delineate: un’immagine idealizzata della donna che ancora viene racchiusa in canoni di bellezza lontani dalla realtà e che ci invitano a pensare quanto sia difficile liberarsi della bellezza come uno stereotipo.

Questo spunto di riflessione ci deve aprire verso la condizione della donna e le aspettative che si nutrono su come dovrebbe essere, ma anche sul modello che i giovani hanno in mente per potersi poi identificare o meno, da cui possono partire per trovare il proprio modo di essere al mondo. Fisicamente e psicologicamente.

Se una giovane sente di non valere, di non essere “abbastanza” perché non corrisponde ad uno stereotipo sociale e se non è supportata da un contesto che mette in luce le risorse esistenziali di quella persona al di là di mere caratteristiche fisiche o materiali, come ad esempio la ricchezza, può andare incontro alla perdita di autostima, a fragilità emotiva, a condotte autolesive o di restrizione, pensando così di raggiungere una forma desiderabile.

In questa spirale di svalutazione si può cadere facilmente e si rischia di accettare relazioni con l’altro partner non soddisfacenti, ma anche verso Disturbi del Comportamento Alimentare DCA.