Il 30 maggio appena passato era dedicato a Santa Giovanna d’Arco vergine, detta la pulzella d’Orléans. Era nata a Domrémy il 6 gennaio 1412 e morì arsa viva a Rouen, il 30 maggio 1431. Divenne un’eroina nazionale francese e fu beatificata nel 1909 da Pio X e poi proclamata santa da papa Benedetto XV nel 1920. È patrona di Francia. Militarmente recuperò alla Francia parte del territorio caduto in mano agli Inglesi durante la Guerra dei cent’anni, contribuendo a risollevarne le sorti, guidando vittoriosamente le armate francesi contro quelle inglesi.
Catturata dai Borgognoni davanti a Compiègne, Giovanna fu venduta agli inglesi da Giovanni di Lussemburgo, vassallo del re d’Inghilterra. Questi la sottoposero a processo per eresia, al termine del quale fu condannata al rogo e arsa viva. Nel 1456 papa Callisto III, al termine di una seconda inchiesta, dichiarò la nullità del processo.
Per risalire alle notizie dei canavesani presenti nel conflitto bisogna andare al College of Arms di Londra, l’autorità araldica ufficiale per l’Inghilterra, il Galles, l’Irlanda del Nord e gran parte del Commonwealth, comprese l’Australia e la Nuova Zelanda. Nella biblioteca del College esiste un manoscritto denominato “M9” conservato fin dall’inizio del XVII secolo. Unica copia conosciuta di una cronaca della Guerra dei Cent’anni, scritta in francese, copre il periodo che va dalla prima invasione della Francia da parte di Enrico V nel 1415 fino agli ultimi giorni dell’assedio di Orléans nel 1429. Il manoscritto si interrompe con l’apparizione sulla scena di Giovanna d’Arco e la prima sconfitta inglese.
La cronaca è strettamente associata a Sir John Fastolf, il padrone della casa del duca di Bedford. Personaggio parzialmente prototipo del famoso Falstaff di Shakea-speare. La morte di Fastolf nel corso del lavoro di compilazione del suo segretario Worcester, potrebbe spiegare l’improvvisa interruzione. Il testo è stato recentemente commentato in un lavoro pubblicato a Cambridge nel 2022 da Anne Curry e Rémy Ambühl in: A soldiers’ hronicle of the Hundred Years War – College of Arms, Manuscript M9 in cui il canavesano Teodoro di Valperga risulta cavaliere italiano al servizio della Francia contro gli Inglesi registrato con i suoi uomini a Rouvray e a Comillyam. Facendo la medesima ricerca sul Dictionnaire enciclopédique de Jeanne d’Arc di Pascal – Raphaël Anbrogi, Dominique Le Tourneau e collaboratori, il personaggio di Teodoro di Valperga appare ancora più tratteggiato nella Cronaca di Tournai: aveva combattuto con Giovanna d’Arco il giorno in cui fu catturata e dopo tale fatto si mise a disposizione della città di Compiégne per difenderla contro i Borgognoni.
Il 23 maggio 1430 infatti Giovanna aveva tentato, seguita da Teodoro di Valperga, un attacco a sorpresa contro la città di Margny, dove trovò una resistenza più forte del previsto; dopo essere stata respinta per tre volte, vedendo giungere al nemico altri rinforzi dalle postazioni vicine comandò la ritirata al riparo delle mura di Compiègne. Mentre l’esercito rientrava nella città, Giovanna, che ne proteggeva la ritirata, rimase chiusa fuori con la sua compagnia. Fu circondata con i suoi pochi uomini e fu costretta ad arrendersi al Bastardo di Wamdonne combattente agli ordini di Giovanni di Ligny, vassallo del duca di Borgogna, ma al servizio del re d’Inghilterra.
Erano molti i piemontesi venuti a combattere per la Francia al seguito di Teodoro. Infatti si scriveva che il suo contingente aveva portato al Delfino di Francia seicento lance (cavalleria pesante con assistenti) e mille fanti, fin dal 24 ottobre 1428. Per questo aiuto divenne ciambellano del re e combatté alla difesa di Orléans. Altri 200 piemontesi erano agli ordini di Bartolomeo Baretta. Anche Mario Bertotti sulle colonne di questo giornale, si occupò della questione nel novembre del 1970. Descrisse Giovanna come una popolana intelligente di santità di vita e di costumi che con l’aiuto di Dio fu l’animatrice di un’opera di pacificazione fra i Francesi, con l’intento di allontanare dal suolo della sua patria gli Inglesi che dividevano il popolo in due fazioni, in lotta cruenta tra di loro. Le sue battaglie non sempre furono dirette da lei ma dai capitani d’arme che erano al suo fianco e la consideravano uno stendardo nazionale che li teneva uniti con la sua vita cristianamente semplice e priva di ogni personale interesse.
Dopo la vittoria di Verneuil del 1423 gli Inglesi avevano occupato parte della Francia e con l’aiuto delle truppe Normanne avevano preso Parigi e si dirigevano su Orléans. Scriveva Bertotti: “qui i cittadini si prepararono a resistere, ad ottobre del 1428 da una parte giungevano sotto le mura le truppe Inglesi al comando del conte di Salisbury, mentre dall’altra parte giungevano in città rinforzi comandati dal luogotenente generale del re (…) Egli portava con sé parecchi capitani tra cui Jacques de Chabannes, La Hire e Teodoro di Valperga con circa ottocento uomini a cavallo, fantaccini e balestrieri, molti dei quali Piemontesi e Italiani chiamati con termine generico “Lombardi”. Valperga aveva già combattuto a Verneuil, ed in combattimento qui ad Orléans ebbe il cavallo ucciso, che poi gli fu rimborsato dal tesoriere della città con la somma di 135 soldi.”
Il 29 aprile giunse Giovanna e ravvivò lo spirito delle truppe assediate. Anche il recente lavoro (Il Mulino, Bologna 2021) di Duccio Balestracci, Stato d’assedio, riporta l’episodio: “La speranza rimotiva alla resistenza di Orléans quando si vocifera che sta per arrivare Giovanna d’Arco. La condottiera entra effettivamente in città il 29 aprile con un contingente di quattromila soldati e la cittadinanza è in tripudio, decisa a non mollare di un metro la difesa delle sue mura, dopo quello che considera un segno di Dio.” Nove giorni dopo gli Inglesi abbandoneranno l’assedio.
Valperga con i suoi soldati resta al fianco di Giovanna alla battaglia di Patay quando fu fatto prigioniero il condottiero inglese John Talbott. Del Valperga e dei suoi poco altro si conosce, Bertotti parla di un documento quattrocentesco che lo indica Balivo di Lione e indica la sua probabile nascita al castello di Valperga Cana-vese, perché il 4 dicembre 1454 in quel castello i rappresentanti del Comune di Cuorgnè stipulavano un accordo con i conti di Valperga per avere, dietro compenso annuo, la conferma dei privilegi ed immunità e l’investitura del diritto di pedaggio del ponte sull’Orco.
Poiché i diritti feudali erano indivisi tra tutti i numerosi conti di Valperga, vi comparirono personalmente o per delega, tra i vari, il conte Catalano che firmò per sé e per conto del “militis domini Theodori Bayliti Lugdunensis et Gubernatoris Bordolensis pro Serenissimo Francorum rege et domini Antonii eius fratrum” (Signore Teodoro, comandante dei soldati, Balivo di Lione e governatore di Bordeaux per il Serenissimo Re dei Franchi e il signor Antonio, suo fratello).