La “Città della ceramica” e l’intero Canavese sono in lutto per la morte di Miro Gianola, poliedrico artista venuto a mancare alla soglia degli 84 anni di età (li avrebbe compiuti il 18 aprile prossimo), mentre ancora vivacissima era la sua vena creativa.

Classe 1939, castellamontese doc, aveva dipinto il suo primo quadro a soli 12 anni: un talento precoce, affinato nella lavorazione del gres alla scuola di Adolfo Merlone presso l’industria di refrattari Saccer dei fratelli Casari.

Protagonista sin dalle prime edizioni della Mostra della Ceramica, negli anni Sessanta realizza le prime esposizioni personali che nei decenni successivi varcano i confini nazionali facendolo approdare in Francia e Germania.

La lavorazione della ceramica resterà un amore mai dimenticato che ispirerà la sua più ampia attività di scultore, anche con la modellazione di grandi figure fittili collocate nelle piazze del Canavese (ad esempio “l’Arancere” a Ivrea o il monumento a Giuseppe Saragat a Bollengo).

È tuttavia la pittura ad aver catturato maggiormente la passione di Gianola, del quale si diceva ritraesse “ciò che vedeva, ma soprattutto ciò che sentiva”: i suoi acquerelli – memorabili le serie dedicate alle acque e alle pietre del torrente Orco o alle vigne che punteggiano le campagne canavesane – sono un armonico tripudio di colori e sensazioni, che non a caso avevano ottenuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed estero.

Molta della sua produzione, quella che collezionisti e appassionati non erano riusciti ad accaparrarsi, è raccolta nella sua casa-studio che dal luglio scorso aveva trasformato in atelier aperto al pubblico, dove ammirare circa 200 quadri ed altrettante opere in ceramica.

Un segno di affetto per la città natale, da lui mai abbandonata e anzi amata profondamente: è stato presidente della Pro Loco negli anni ’70 e poi del comitato del Carnevale storico, per il quale ha realizzato anche più volte il mascherone del Re Pignatun, che ogni anno raffigura un diverso personaggio che ha dato lustro alla città.

Egli stesso era stato insignito nel titolo nel 2011: mai riconoscimento fu più meritato, vien da dire.

Redazione Web