Ancora una bella esperienza, in particolare per chi ha partecipato per la prima volta alla trasferta in Bosnia Erzegovina dell’associazione A Braccia Aperte con Maria onlus, che ha recato il suo carico di aiuti umanitari alle persone e realtà più povere, indifese e meno fortunate: Caritas, parrocchie, associazioni, orfanotrofi, ospedali psichiatrici. Oltre al convoglio partito dal Canavese, strada facendo si sono uniti amici da Milano e Piacenza, per un’iniziativa che non si è mai interrotta, neanche in periodo di pandemia.

Un carico di beni di prima necessità e tanto cuore.

Un viaggio che alla fine ha coinvolto chi c’era (9 furgoni e 22 persone), chi si è incontrato durante il cammino di oltre 3 mila chilometri, chi avrebbe voluto esserci, chi c’era anche solo con il pensiero e la preghiera.

Sia all’andata che al ritorno si è viaggiato di notte, ed è stata dura: ma la piccola goccia che s’aggiunge all’oceano della carità fraterna (oltre a quelle di sudore, per il caldo) fa sentire meno la stanchezza.

E così l’abbraccio al prossimo è un momento di straordinaria fraternità che accomuna e unisce, lima le distanze, le differenze, e l’unico idioma si fa amore.

Stanchezza e operazioni di scarico, salite e discese dai colli di Medjugorje (Podbrdo e Krizevac), sorrisi e sudore, riti religiosi e rosari…

C’è anche la testimonianza di Giovanni, ragazzo diversamente abile, che con entusiasmo ha affrontato tutto e dato una mano.

Lo scarico principale il venerdì, a Sarajevo, dove si fissa la bella immagine della consegna di persona a chi si reca per la borsa settimanale di aiuti: paiono lì ad aspettare e ringraziare.

E il bel sorriso di due bimbe a fianco della mamma, con un dolce in mano, fa scuotere il cuore di gioia.

In Bosnia, molto più che qui da noi in Italia, c’è una profonda difficoltà ad arrivare a fine mese.

E Hairija Javornicki, responsabile dell’associazione Bezdan-Sprofondo fondazione Thalia racconta la realtà di uno stato che vive fra postumi di guerra, differenze religiose e indigenza: “Ogni giorno c’è sempre più povertà qui da noi, prezzi altissimi, alcuni generi sono molto più cari che in Italia, in particolare l’olio. Non c’è ripresa economica, la guerra in Ucraina l’ha bloccata, e anche a livello politico la situazione è tesa. Molti giovani e famiglie vanno all’estero, in cerca di fortuna, non essendoci sicurezze per il futuro. Alcuni anziani non escono più di casa, fra paura e malattie; il contributo sociale è di soli 50 euro, oltre alla pensione di 150-200 euro: nessuno ce la fa ad andare avanti da solo, non si riescono a pagare le bollette, l’alimentazione base è insufficiente. Per noi, poi, i pannolini e pannoloni sono preziosi, fondamentali per le necessità dei bisognosi”.

Traspare nei suoi occhi, nel suono della voce e nella sua franchezza, la voglia di lottare, aiutare, portare avanti progetti per tutti, senza differenze: “Abbiamo una dottoressa e un’infermiera di supporto psicologico, aiutiamo donne sole e famiglie numerose. Siamo una comunità multiculturale, assieme ci diamo una mano… e funziona. Abbiamo un progetto avviato per bambini da 5 a 14 anni di ‘Promozione della ricchezza delle diversità’: provenienti da diverse etnie, lavorano insieme nei laboratori di recitazione, sport, arte. E poi realizzano mostre nelle scuole. Davvero bello vederli insieme. Aiutiamo anche istituzioni, orfanotrofi… la guerra ha peggiorato ulteriormente le cose: gli eventi bellici fra popoli portano solo sofferenza, povertà e paura, c’è solo da pregare”.

E la preghiera non è mancata e non manca, oltre a gesti concreti: in questi viaggi e con questi carichi da anni portati avanti non solo in Canavese.

C’è chi ne ha fatto una ragione di vita, chi trova qualcosa di profondo in queste terre, chi cambia o produce maggior frutto. Celebrazioni, preghiere e adorazioni a Medjugorje hanno coinvolto tanti fratelli e sorelle.

Due momenti hanno fatto breccia nel cuore dei fedeli, e anche dei più tiepidi: l’Eucaristia, in quelle fila in ginocchio e con la gioia nel cuore; e poi anche i sacerdoti che hanno raggiunto i 50 anni di missione, con scroscianti applausi di riconoscenza per la loro opera che continua.

Per info: gianluca.noascono@ilquadrifoglio.to.it, o 348/72.27.848. Prossimo convoglio umanitario in partenza il 16 novembre.