Pronti via, per la sesta edizione edizione del Memorial Mamma Ale, dedicato al ricordo di Alessandra Voster. Una delle pochissime manifestazioni in Canavese con più discipline che riesce ad attrarre centinaia di partecipanti. L’anno scorso sui campi di Castellamonte si erano alternate più di settanta squadre tra partite di calcio a cinque e pallavolo. Una festa per la cittadina canavesana e un riconoscimento nel ricordo di Alessandra, la giovane mamma che con la sua prematura scomparsa ha lasciato un enorme vuoto nella comunità.
Grande il supporto agli organizzatori da parte del parroco don Angelo Bianchi che interviene con un MESSAGGIO per ribadire lo spirito della competizione e traccia la strada per una sana competizione.
« Ciao a tutti, sportivi, sostenitori, tifosi e pubblico. Mancano poche ore ad iniziare il 6° Memorial Mamma Ale, un appuntamento atteso e come sempre partecipato, sono lieto che ci si riunisca per questo torneo così simbolico, non è un torneo qualunque come ce ne possono essere tanti, questo è un Memorial per ricordare, svolto in un luogo particolare, l’oratorio, dove con fatica si cerca di trasmettere valori, obbiettivi, ideali umani e trasmettere la fede in un mondo che cambia. In un mondo che sta cedendo la sua umanità all’intolleranza e all’individualismo, In quest’epoca in cui invece di costruire ponti per mettere in comunicazione culture differenti, s’innalzano muri che distruggono di fatto i sentimenti fondanti dell’umanità e della società civile ossia l’amicizia e l’amore, lo sport in tutto questo uragano rappresenta sicuramente l’alternativa principale alla becera cultura dell’individualismo, che ahimè sta sempre di più “infettando” l’animo delle persone. Fortunatamente però, lo sport è un’ isola felice in mezzo ad un mare d’egoismo”.
“Negli anni passati, è stato disarmante vedere litigi, contestazioni e qualche volta anche insulti verbali e fisici. Il torneo Mamma Ale, va vissuto dove viene messo in risalto l’unione delle squadre, l’unione di quelli che partecipano come spettatori e il desiderio di tutti che è ricordare, mentre diventiamo capaci di dire Grazie. Il torneo si deve svolgere come se nessuna gioca la propria partita, né quella dell’altro, ma quella di tutti. E così ognuno si moltiplica. E giocando in squadra ognuno è più persona, più gente, diventa più grande. E giocando in squadra, la competizione, invece di essere guerra, è gioia e voglia di stare assieme”.
“Chi è davvero vince nel torneo Mamma Ale?” credo che i veri vincitori, al di là dei trofei vinti, (e il più grande trofeo vinto è l’umanità) un vero giocatore è colui che nonostante il vincere non si monta mai la testa, ma anzi, attraverso “l’influenza” che ha soprattutto sui giovanissimi trasmette dei valori giusti e sani come ad esempio l’amicizia, l’amore e soprattutto L’UMILTA’. Ho chiesto agli arbitri, agli organizzatori che saluto e ringrazio, obbiettività e severità nel far rispettare le regole. Fagocitatori, a cui non interessa essere di aiuto alla buona riuscita di un evento, Lui vuole l’harem, il pubblico ossequiente, il riconoscimento dei suoi meriti, reali o fasulli che siano, il successo e l’attenzione di tutti, gli attacca brighe e quant’altro, stiano a casa, vogliamo un pubblico sano per un sano divertimento. Concludo con l’esortazione di papa Francesco: “Prima di essere campioni siete uomini, con i vostri pregi e difetti, con cuore e difetti, aspirazioni e problemi. Anche se siete sempre personaggi, rimanete sempre uomini nella vita, portatori di umanità “.
(foto: edizione 2018, fornita dagli organizzatori)