(giancarlo guidetti) – Molto partecipata a Castellamonte, nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, la S.Messa della notte di Natale.
Nei giorni precedenti il Parroco, Don Angelo Bianchi, aveva inviato a tutti i parrocchiani un messaggio di grande respiro pastorale (di seguito integrale) riecheggiato anche nella sua omelia che, insieme ad altre parti della Celebrazione, proponiamo integrale in video.
Ci scusiamo con i Lettori se questa cronaca non ha la tempestività desiderata: ciò è dovuto a…malanni di stagione del Collaboratore incaricato dell’editing del video.
Confidiamo però che si colga la possibilità, che la Chiesa concede, di “prolungare” alcuni segni del Natale fino alla festa della Presentazione di Gesù al Tempio, altrimenti richiamata, dalla Tradizione, come “Candelora”.
Ecco, dapprima, il testo del messaggio inviato dal Parroco in preparazione al Santo Natale.
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Ti chiedo di accogliere questo mio scritto, sapendoti ricercatore di Giustizia e di Pace, preoccupato del tempo in cui viviamo, e tentando di Immaginare il futuro per le nuove generazioni.
Veniamo da un tempo di pandemia, di crisi economica, di disoccupazione e di molte altre preoccupazioni.
Da questa situazione siamo usciti forse peggio di prima, più egoisti e disumani.
Come se non bastasse, viviamo circondati da guerre vicine e lontane, che mietono molte vite: tanta sofferenza, tanto dolore; la guerra non è mai una vittoria, ma è una sconfitta per tutti.
Le guerre portano solo distruzione morti e solitudine.
C’è un’ escalation costante di questa tragica situazione che non coinvolge solo militari, ma civili, donne bambini e uomini, recando con sé una sofferenza immane originata anche dalla mancanza di cibo, acqua ospedali e medicine.
Siamo consapevoli che un popolo invaso debba difendersi, ma ci vuole equità tra il danno subito e il danno che provochiamo.
A pagare di più sono sempre i bambini, le donne, gli anziani, i più fragili. Non riusciamo a imparare dal passato.
Anche se conosciamo la lezione che la storia ci ha insegnato, continuiamo a ripetere gli stessi errori.
Le guerre sono sempre frutto dell’egoismo umano di coloro che ambiscono al potere ed alla ricchezza altrui.
Uomini che, contravvenendo all’ordine del Creatore, di essere custodi diligenti e rispettosi di ciò che ha creato, si sentono, al contrario, padroni degli uomini e di tutto ciò che il creato contiene.
Questo modo di fare e il più alto grado del disprezzo dell’umanità.
Tutto questo per raggiungere obiettivi ingannevoli e falsi, ricercati con la forza delle armi.
Tutto questo costituirà una lezione nella storia ignominiosa di coloro che hanno la forza ma non la ragione.
In questo contesto sembra difficile parlare di speranza, ma noi cristiani non possiamo esimerci di Annunciarla.
E’ la speranza di un bimbo che venuto fra noi per annunciarci la redenzione, ricordandoci che Dio ha fatto un patto con noi.
Non un patto tra uomo e uomo, che, potrebbe distruggersi di fronte ai nostri bizzarri capricci, ma un patto tra Dio e l’umanità.
Dio non verrà mai meno alla parola data.
L’alleanza più vantaggiosa che esista, perché è Dio stesso che s’impegna qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa succeda, a sostenere l’universo e tutti gli esseri umani al suo interno.
Lo fai incarnandosi, facendosi uomo In un bambino, Gesù nasce in una mangiatoia, manifestando così la sua decisione di farsi povero con i poveri, che sono i suoi prediletti.
Dio ci ha scelto nonostante noi, nonostante i nostri peccati; chiede solo di lasciarci amare, di lasciarci plasmare: come un vasaio plasma il suo vaso, vaso di creta, sì, ma che contiene la grazia di Dio.
Dio si è fidato di noi, ci chiede di fidarci di lui.
Dire “Natale” è dire speranza, Sempre quando nasce un bimbo e la speranza per il mondo che verrà.
Anche se con amarezza dobbiamo dire che a Gaza, quest’anno, non nascerà nessun bambino, non ci si sposerà e non si potrà andare da Nazareth a Betlemme.
E, come allora, anche oggi non si potrà essere ospitati: non ci sono più le case ed è pericoloso anche entrare in una grotta.
Amici carissimi poniamo la nostra vita nelle mani del bambino che è nato, per chiedergli il dono della giustizia e della pace.
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