Il Conte Tomaso Ricardi di Netro ci accoglie nella storica dimora del castello dei Conti di San Martino.

In un caldo sabato di metà luglio il verde del parco, interrotto da aiuole di ortensie e rose antiche, palme ed essenze pregiate, emana una luce gradevolmente fresca e piacevole.

Il parco è delimitato da una lunga balconata in terracotta, che si affaccia direttamente su Castellamonte: da questa posizione dominante, in cima alla collina, la percezione del Piemonte si materializza in un panorama irripetibile, sorta di grande abbraccio che unisce est ed ovest.

Partendo dal Monferrato, lo sguardo spazia fino a Torino, poi si allarga verso Belmonte, passando da Agliè, San Giorgio, Cuorgnè, Superga, per nominare solo i principali centri di interesse; si vedono le dolci colline della Serra, le Valli Orco e Soana, la Valle Sacra, le catene montuose sullo sfondo.

Il conte Tomaso, storico, scrittore e responsabile delle relazioni esterne della Reggia di Venaria e del Consorzio Residenze Reali Sabaude, ci introduce all’interno del castello, nel salone degli antenati, e spiega che l’intero complesso, documentato dal 1066, è composto di quattro edifici, nei quali coesistono strutture di epoche diverse.

La torre-porta di ingresso al castello, la torre-porta del muro di cinta e la struttura generale degli immobili risalgono al ‘400.

I Conti di Castellamonte, discendenti di Arduino, Marchese d’Ivrea, considerato primo Re d’Italia, trasformarono il maniero in una delle strutture fortificate più imponenti del Canavese.

Ricordiamo che Carlo di Castellamonte (1560-1641) e suo figlio Amedeo (1618-1683) erano entrambi architetti di Casa Savoia.

La cerchia di mura, sulla quale si aprono 7 porte tuttora visibili, cingeva l’intera collina intorno alla rocca; accanto ad essa venne edificato il paese, che assunse il nome del castello.

Nella relazione redatta per il bando pubblico di finanziamento, il conte Tomaso scrive: “La rocca e il paese si sono sviluppati in sinergia, sia come sistema difensivo sia come identità, in una interessante forma di castello-ricetto. Tra i due elementi, uniti da un lungo e comune muro di cinta che congiungeva castello e paese, si dipana la collina, definendo il paesaggio locale che sovrasta e definisce visivamente il profilo urbano di Castellamonte”.

Attualmente, a nord del complesso architettonico troviamo i due immobili più antichi: a est la Torre Rossa, rifinita con merli e terracotte, che l’architetto Luigi Formento, a metà dell’800, trasformò in villa neogotica; a ovest, il Palazzo Bianco, attribuito ad Amedeo di Castellamonte.

La città è in stretta relazione con due siti Unesco: il Castello di Agliè, compreso tra le Residenze Reali Sabaude, e il Santuario di Belmonte, che appartiene al sito dei Sacri Monti, ambedue distanti pochi chilometri, e che possono far parte di un unico percorso dal sapore storico e naturalistico.

Dalla relazione del Conte Tomaso si evince che “La Cappella del Castello costituisce uno dei principali elementi visivi del complesso, riconoscibile da lungi, specie da chi proviene da sud. Non solo: nella sua posizione prominente sembra quasi voler ‘proteggere’ l’intero paese che si snoda ai piedi della sua collina”.

Di probabile origine medievale, la Cappella è citata in vari documenti dalla fine del ‘400. Intorno al 1570 fu oggetto di un intervento di ripristino dopo le distruzioni delle guerre franco-spagnole. Nel ‘600 è ipotizzato un intervento da parte dell’architetto Amedeo di Castellamonte, consignore del luogo e proprietario di una parte del castello. L’ultima fase costruttiva e decorativa è collocata intorno al 1820. Cappella signorile, dunque, ma non nell’accezione di ‘cappella privata’. In realtà fino alla metà dell’800, il castello, già di origine consortile, ospitava una complessa comunità costituita dai signori feudali (non una, ma varie famiglie residenti) e numerose comunità di famiglie, che oltre alle attività di servizio, si occupavano della conduzione agricola dei beni del Castello, che si ritrovano nella cappella per la cura spirituale. Il Castello è stato da sempre un importante centro di produzione agricola, come testimoniano i suoi edifici rurali posti nella parte settentrionale del complesso, e i numerosi documenti che parlano delle ‘vigne del castello’, attive fino al 1960 circa. Dal 2007 il Castello è aperto al pubblico per eventi culturali, in genere organizzati in collaborazione con la Città di Castellamonte. Il ripristino della Cappella permetterà di inserirla nelle attività di fruizione del Castello, aggiungendo un ulteriore elemento di pregio nel percorso di visita e uno spazio nuovamente offerto alla collettività, anche per chi si trova a Castellamonte per la sua storia legata alla ceramica”.

In preparazione del restauro “è stata effettuata un’accurata indagine conoscitiva dell’intorno significativo di tipo geognostico, con utilizzo di georadar, che consente di riconoscere e rilevare manufatti sepolti, esteso anche all’interno dell’edificio, per ricostruire geometricamente le strutture sotto la pavimentazione, in particolare la cripta delle antiche sepolture dei Conti di Castellamonte”.

Il progetto di restauro ha lo scopo di arrestare il degrado che, per molti anni, ha interessato l’antico manufatto architettonico, e prevede il ripristino delle coperture e la sistemazione degli intonaci esterni, precedute da saggi stratigrafici e dalla rimozione di tutti gli elementi incoerenti di facciata.

All’interno si recupereranno le coloriture originarie, celate da vari strati di tinteggiatura, e le decorazioni policrome affioranti nel centrovolta; per il portone d’ingresso si prevede la rimozione degli elementi deteriorati e il ripristino degli stessi con intarsi; nella balconata lignea saranno sostituiti gli elementi ammalorati, con ripristino della portanza del solaio; il pavimento in cotto verrà pulito, sottoposto all’estrazione dei sali e quindi consolidato; il restauro della macchina d’altare comprenderà sistemazione degli elementi lignei, sostituzione di alcuni riquadri e ripristino degli elementi tessili.

L’intervento è finanziato dal bando Pnrr del Ministero della Cultura per “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale” gestito, a livello locale, dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.

Grazie alla disponibilità del parroco di Castellamonte, don Angelo Bianchi, nella cappella, una volta completati i restauri, verrà saltuariamente celebrata la Messa.

Considerato che l’ultima celebrazione pare risalga a 150 anni fa, monsignor Vescovo si è detto disponibile a officiare una solenne celebrazione per l’inaugurazione alla conclusione dei lavori.

Piera Monti

Il servizio sarà anche su Facebook: non dimenticatevi di iscrivervi alla pagina Fb del Risveglio Popolare:

https://www.facebook.com/risvegliopopolare

Redazione Web