“Nello zaino aveva un coltello da cucina”: lo hanno raccontato i cronisti a proposito della vicenda della dodicenne che ha ferito il compagno di classe perché, a suo dire, avrebbe fatto la spia coll’insegnante. Viene da chiedersi quindi che cosa ci sia nello zaino dei nostri scolari, dei nostri figli e nipoti, cosa si portano appresso e quale controllo famiglia e scuola esercitino sui contenuti, che per altro rendono lo zaino anche sempre così pesante. Solo libri, quaderni e altro materiale scolastico?

Sarà mai che un giorno anche gli zaini di scuola dovranno passare sotto il metal detector come le valigie negli aeroporti e le borse nei luoghi sensibili? Chi di noi non ricorda la crostatina sbriciolata? Oggi va ancora di moda? Forse non lo sappiamo neppure perché la preoccupazione per il peso che gli scolari devono portare sulle spalle sovrasta la responsabilità di controllarne anche il contenuto; o forse la nostra (dei genitori) mancanza di tempo rimette al pargolo il controllo totale del contenuto, che riteniamo essere una solo sua responsabilità, di fatto sollevandoci da una supervisione comunque necessaria.

Che dei ragazzini escano di casa per andare a scuola con delle armi si potrebbe evitare, grazie anche ad un dialogo costante e continuo che porti genitori, insegnanti ed adulti in generale a comprendere il mondo interno e quello che gira intorno al minore di cui si prendono cura. Ci sono scuole e Paesi nel mondo dove si va tutti con la stessa divisa, in cui si lascia il materiale scolastico a scuola e lo si riprende solo per il fine settimana, che impongono regole per evitare che ci siano disuguaglianze tra gli studenti, dimenticanze o cose “pericolose”.

Si vorrebbe evitare un mondo regolamentato in ogni situazione e ogni contesto e si preferirebbe certamente vivere in un clima civile, in cui i valori sociali siano condivisi per favorire il benessere di tutti. Ma ci accorgiamo che non è sempre possibile, anzi ci rendiamo conto che stiamo andando verso una regolamentazione sempre più stretta e oppressiva in risposta a gesti violenti compiuti ormai in tanti contesti del nostro vivere comune.

Resta il fatto – forse più una speranza, augurabilmente non flebile – che per costruire una società civile abbiamo bisogno di un confronto, di un dialogo costruttivo, capace di accogliere, comprendere, sostenere e anche capace di trovare soluzioni creative e positive ai problemi che irrimediabilmente insorgono, percorsi diversi e forse virtuosi per raggiungere soluzioni desiderate, nel rispetto di tutti.