(Cristina Terribili)
ROMA – C’è stato un momento di ansia, per qualcuno di vero e proprio panico, che ha investito molti cittadini, quelli che seguono i Tg un po’ distrattamente, che leggono solo i titoli dei giornali, ma che negli ultimi giorni erano concentrati a preparare progetti per il sociale, perché gennaio è un mese pieno di lavoro e di scadenze.
Lavorare nel sociale implica una dualità imprescindibile: lavorare per sé e per gli altri; perdipiù in un periodo in cui tante cooperative, tanti servizi del sociale hanno fatto fatica a stare al passo con le richieste, con i ritardi delle Amministrazioni, con il dubbio su cosa e come fare certe attività… Ecco, gennaio è un mese in cui rinasce la speranza, in cui provare a mettercela tutta a garantire la propria sopravvivenza e quella di tanti colleghi e mettercela tutta per competere con il miglior progetto.
Così, mentre tante formichine si muovevano operose, scoppia una crisi di governo, e arriva l’ansia perché non si è capito cosa sia accaduto. L’ansia è un’amica scomoda e ingombrante, quando si avvicina non permette di usare bene i sensi per vedere, per sentire, per comprendere.
È come se ascoltassimo un messaggio alla radio che arriva disturbato, è come quando lo schermo del televisore si frammenta in tanti quadratini. Nello sforzo di comprendere, il lavoro rallenta, l’ansia ingrassa, saltella tra la televisione e la finestra e oscura la visione di cosa c’è fuori. Diventa incerta la consapevolezza dell’oggi perché ci si sforza di vedere al di là di quell’ingombro ma sembra tutto difficile, salgono i dubbi, che sembrano quei vicini di casa noiosi che quando ti fermano e cominciano a parlare non ti dicono nulla di importante, ma ti tengono bloccato con il sorriso cristallizzato sulla faccia e la testa ciondolante.
Chi lavora nel sociale sa che alcune crisi portano a ulteriori ritardi, che la scadenza per l’invio dei progetti sarà quella, ma le Amministrazioni saranno in subbuglio e ai ritardi a causa del Covid se ne aggiungeranno inesorabilmente altri. E l’ansia che ha preso possesso dei nostri spazi, non accenna ad andare via.
Vale la pena provare a fare un lungo respiro e concentrarci su di esso, essere consapevoli che molte ansie sono prodotte dalla nostra mente – la stessa che può avere tante altre meravigliose capacità –, modificare i pensieri, rafforzare la razionalità scrivendo dei messaggi positivi, ampliare la mente con la visualizzazione di ricordi positivi, di quando ci si è sentiti fiduciosi e carichi. Ci si può far invadere da questa sensazione di benessere, da questo piccolo sogno ad occhi aperti.
Si riesce meglio rimanendo con lo sguardo concentrato sul proprio cammino e sugli obiettivi da raggiungere perché, qualsiasi montagna, si scala facendo un passo dopo l’altro.