(Alessandro Masseroni)
“Dopo che Giovanni fu arrestato…”. Dopo lo “zenit” della vita del Battista in quell’ “Ecce Agnus Dei” ora siamo direttamente proiettati al suo tramonto. Dopo la gioia di aver riconosciuto il Messia ecco subito la persecuzione, segno del fatto che la scelta di seguire Gesù, e di “proclamarlo Signore” come recita il Te Deum, non è mai senza conseguenze.
C’è però un altro elemento che ci insospettisce, un fatto da far drizzare le orecchie a qualsiasi complottista che si rispetti. Riporta l’evangelista Marco: “Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono”.
Ma come?!? Questa è una vocazione degli apostoli Simone e Andrea diversa da quella raccontata la scorsa domenica, non c’è dubbio! Allora qui sono solo due i casi: o uno dei due racconti tra quello dell’evangelista Giovanni e quello di Marco è falso (forse perché gli è stato raccontato l’accadimento diversamente), oppure la Chiesa, – commenterebbe Padre Jorge del Nome della Rosa – non è stata capace di far scomparire uno dei frammenti che minerebbe la verità storica di Gesù!
Bene, direi anzitutto di non allarmarsi! Se la Chiesa, nella sua sapienza materna, ha pensato di conservare questa pericope in apparente contrasto con quella di domenica scorsa, e di porla proprio “appiccicata” ad essa, un motivo ci sarà (altrimenti, come ogni studente poco preparato, avrebbe cercato di distaccarla quanto più possibile e magari inserirla, se proprio doveva, solo dopo molte pagine di stacco). Qui invece la Chiesa sembra voglia proprio, sul modello di Gesù, “prestarci il fianco” per farci entrare nel costato stesso di Cristo, nella sua carne. Se volessimo stare a livello storico, dobbiamo affermare che quasi certamente è più veritiero Marco, essendo Giovanni una rielaborazione teologica più tardiva. Allora perché conservare Giovanni?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo risponderne a un’altra: Come mi approccio io alla Bibbia? Credo realmente sia Parola di Dio o ho qualche riserva? E soprattutto, che cosa cerco nella Bibbia?
Se cerchiamo una conferma storica per credere, forse abbiamo ancora una fede molto povera. Al contrario, possiamo comprendere che questo fatto poco compromette la verità del Vangelo, ma semmai la arricchisce. L’evangelista Giovanni, più teologico appunto, si appresta a dare dei titoli a Gesù, prima “il Verbo” e poi “l’Agnello di Dio”.
L’evangelista Marco invece ci racconta un incontro diretto con Dio. Da Giovanni a Marco quello che possiamo vedere è lo zenit e il tramonto del Battista e insieme il “sorgere” della “Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Non vogliamo allora conoscere tanto che cosa Gesù ha esattamente fatto, ma chi è stato per loro, per poter capire chi sia Lui per noi. E a questa domanda speriamo di saper rispondere almeno al termine di tutta una vita con quelle stesse parole di Tommaso, il discepolo “ritardatario” – ma che comunque ci è arrivato – : “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,29).
Mc 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “ «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò.
Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.