(Cristina Terribili)
Un nuovo anno scolastico comincia: le scuole, gli insegnanti ci sono, gli zaini e gli astucci nuovi ci sono, si sono scelte con cura le copertine dei quaderni, si sono sfogliati i vari diari per ore. Il corredo scolastico è pronto. Qualcuno ha addirittura i libri.
Davanti la scuola si troveranno mamme pronte a sfoggiare abbronzature, che si perderanno in racconti sulle mete estive, i bambini e i ragazzi incontreranno gli amici, apprezzeranno i cambiamenti che ogni età comporta. Poi la campanella, poi i saluti con gli insegnanti, poi si comincia.
Ma i compiti? Chi ha fatto i compiti per le vacanze? Eccola qui la prima differenza, ecco qui che la classe si spacca in due, tre gruppi differenti: quelli che i compiti li hanno fatti, sfoderano il loro libro delle vacanze tutto completo. Hanno scritto il diario e lo hanno decorato anche con le foto e piccoli ricordi. Hanno letto i libri assegnati che risultano un po’ spiegazzati, con l’odore della salsedine o dell’aria fresca della montagna, con qualche macchia di gelato o con qualche strano segnalibro.
Qualcuno di loro ha addirittura esagerato, ha letto anche qualche libro in più. Perché lo ha incuriosito quando è andato in libreria, perché lo ha trovato in albergo o in un bar dove è presente la formula “porta un libro e prendi un libro”, oppure perché lo ha ricevuto in dono. Di solito questi bambini hanno lo sguardo sereno, sono sicuri di loro stessi, di quanto fatto, di aver organizzato un piccolo programma quotidiano e di aver suddiviso le attività giornalmente per poi rendersi conto che stavano finendo tutto troppo presto (e per questo hanno cominciato a leggere altri libri).
Il secondo gruppo è composto dagli allievi che hanno fatto solo parte dei compiti: hanno comprato tutto, hanno cominciato, le prime pagine sono svolte anche diligentemente ma poi… non ce l’hanno fatta, hanno perso la motivazione, hanno scelto con cura le pagine che sono sembrate più facili, giusto perché quando l’adulto chiedeva conto potevano mostrare qualcosa.
Di solito scelgono di fare quello che sanno completare velocemente e non approfondiscono quello che non hanno capito bene durante l’anno. D’altro canto perché dovrebbero capire da soli quello che non hanno compreso con la spiegazione dell’insegnante?
Anche i libri di lettura sono solo cominciati. Le prime pagine sono state lette, poi forse le ultime, giusto per sapere come andava a finire; i più fortunati hanno avuto un genitore che lo ha letto per loro e glielo ha raccontato. Conoscono il libro per sommi capi.
Questi studenti sono quelli pieni di speranza, quelli che sperano di essere interrogati solo sugli argomenti che conoscono, quelli che alzano la mano (e si lamentano se non vengono presi in considerazione) proprio su quella domanda specifica, poi per le altre domande hanno bisogno di cercare qualcosa nello zaino o si nascondono dietro il compagno. Sono carini nel modo in cui riescono ad appiattirsi sul banco: anche quella è una competenza.
Poi l’ultimo gruppo, quello che i compiti non li fa, o se li ha fatti è stato solo sotto minaccia di tortura o di rappresaglie pesantissime. Quelli che hanno il libro delle vacanze ridotto a brandelli, non per l’uso, ovviamente, ma perché è stato trascinato dappertutto. Ha fatto chilometri di viaggi, è passato dentro tutte le borse, è stato aperto (dalla mamma) e richiuso (dal figlio) un numero infinito di volte, in alcune pagine si possono addirittura scorgere delle x. Le crocette. Quelle sono state messe quando qualcuno ha letto il brano e si doveva rispondere a domande estremamente sintetiche.
I libri di lettura non sono stati comprati, quelli con i genitori con i sensi di colpa possono aver trovato delle anime pie che glieli hanno prestati. Non li restituiranno mai, ovviamente, non perché vorranno tenere loro il libro ma perché lo dimenticheranno, sarà sempre per loro qualcosa che non ha importanza.
Sono i bambini, i ragazzi, più provati: la vacanza è stata bella ma è stata faticosa, perché c’erano i compiti da fare e se anche non sono stati svolti comunque c’erano. I loro genitori hanno cominciato subito a lamentarsi con gli altri adulti, qualcuno di loro ha anche parlato con il rappresentante della classe, invano. In classe questi ragazzi sono comunque sicuri, sono sicuri di non aver fatto i compiti. È un dato certo, sanno di non sapere. Questo però non gli provoca dubbi o incertezze filosofiche. Non sanno e basta.
Le vacanze le hanno fatte tutti: hanno fatto escursioni, hanno mangiato fuori, giocato, ballato, hanno dormito di più, tutti hanno fatto tutto. Solo chi ha fatto i compiti però si è dato la possibilità di cominciare bene, di porsi degli obiettivi, di poter guardare in avanti. Da grande saprà anche di aver avuto dei genitori che hanno creduto fermamente il lui e non hanno mai mollato.
Buona scuola a tutti!