Una vita dedicata alla cura dei bambini e delle partorienti.
Una vita che si intreccia con la storia della sanità in Piemonte e in Italia.
Una vita, quella del medico chivassese Giuseppe Berruti (1841-1911), inscindibilmente legata all’ospedale “Maria Vittoria” di Torino, il primo ospedale in Italia dedicato alle “malattie speciali” delle donne e dei bambini, di cui Berruti fu ideatore, fondatore e padre spirituale.
Una vita raccontata in “Giuseppe Berruti – Fondatore dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, primo ospedale in Italia dedicato alle donne e ai bambini” da Giuseppe Busso, Libero Ciuffreda, Alessandro Comandone, Paolo Mussano (Neos Edizioni, 104 pagine, 15 euro; www.neosedizioni.it).
Berruti nasce a Chivasso il 30 novembre 1841, in una famiglia agiata (il padre era un chirurgo apprezzato).
Dopo gli studi universitari a Torino, inizia ad esercitare all’ospedale civico di Chivasso, dove tocca con mano la condizione disagiata e spesso drammatica di tante famiglie e tante donne povere delle campagne locali.
Donne costrette a lavorare, anche durante gli ultimi mesi di gravidanza, nei campi e nelle prime industrie manifatturiere insediate nel territorio chivassese e basso canavesano, con altissima incidenza di mortalità infantile.
Nel 1872 a fronte di 827 mila morti, 410 mila erano bambini entro il quinto anno di età, e la mortalità nel 65% dei casi era dovuta a malattie infettive dell’apparato gastroenterico e polmonare. L’attenzione di Berruti si concentra soprattutto sull’assistenza a donne partorienti e bambini, tra cui erano molto diffusi rachitismo e scrofolosi.
Dopo cinque anni, Berruti torna a Torino con l’incarico di assistente del professor Domenico Tibone, quindi diventa docente in ostetricia e ginecologia (in molte facoltà di Medicina le due branche erano separate, mentre a Torino erano riunite in un unico insegnamento).
Berruti lega il suo nome anche a uno dei primi parti cesarei eseguiti in Italia su donne rachitiche (1876), ed è tra i primi ad applicare l’elettricità nella cura delle malattie utero-ovariche.
È anche promotore di riviste specializzate: nel 1900 fonda il “Giornale di Ginecologia e Pediatria” poi trasformato in “Giornale dell’Ospedale Maria Vittoria (Ginecologia-Ostetricia– Pediatria)”. Nel 1872 Berruti si fa promotore dell’Ospizio Marino Piemontese, inaugurato a Loano e destinato alla cura dei bambini affetti da scrofolosi, malattia per la quale si raccomandava la terapia clinica al mare.
Le conoscenze acquisite con l’esperienza quotidiana, gli esempi studiati nei suoi molti viaggi all’estero e l’innata capacità organizzativa, lo convincono della necessità di realizzare un ospedale specializzato nelle malattie connesse al parto delle donne e nelle malattie dei bambini, poco considerate dalla medicina tradizionale e dai nosocomi cittadini.
Corre l’anno 1879, il progetto trova il sostegno di Casa Savoia, in particolare di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta e di sua moglie Maria Vittoria principessa della Cisterna, nonché di numerosi cittadini e di molti esponenti della comunità ebraica torinese.
Come sede viene scelto il borgo San Donato, zona in cui erano sorte diverse industrie, in particolare dolciarie: qui, al fondo dell’attuale via Cibrario, all’incrocio con corso Tassoni, è sito un terreno di proprietà della famiglia Berruti.
Il progetto è curato dall’ingegnere Giuseppe Bollati, il progettista di piazza Statuto, i lavori iniziano nel luglio del 1883 e il 1° agosto 1885 viene inaugurato ufficialmente il primo nucleo ospedaliero, che dispone di tre padiglioni e di dodici letti. Giuseppe Berruti muore il 15 aprile del 1911.
La riscoperta di questa importante personalità è dovuta al lavoro di catalogazione delle opere del fondo librario di Renato Bèttica Giovannini, al quale è intitolata la biblioteca della Pro loco Chivasso “L’Agricola”.
Anch’egli chivassese, antifascista e partigiano, appassionato di libri, è stato libero docente alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino (uno dei rari casi di non laureati ammessi alla docenza) e nel 1958 è stato assunto come segretario di redazione della rivista “Annali dell’Ospedale Maria Vittoria”, incarico che ha mantenuto fino al 1987, trasformando la pubblicazione in un organo di studio della storia della medicina.
Il fondo “Renato ed Emilia Bèttica”, infatti, comprende un numero consistente di pubblicazioni inerenti la medicina e la storia della medicina.