Di Mazzarò, protagonista della novella “La roba”, di Giovanni Verga, dice che “aveva la testa come un brillante”.
Chi ha conosciuto Vasco Baffigo, classe 1927, mancato la scorsa settimana a Chivasso dove aveva vissuto buona parte della propria esistenza, può dire altrettanto di lui.
Era una delle persone più intelligenti che io abbia mai conosciuto.
Pistoiese di origine, nei primi anni ‘50, insieme a un gruppo di temerari, si era laureato in ingegneria nucleare a Firenze.
Dapprima fu ricercato dalla casa automobilistica Alfa Romeo e andò a progettare nell’industria milanese, poi il grande balzo: la Sorin di Saluggia lo chiamò perché la laurea di cui era in possesso era quella consona alle ricerche e alle attività del gruppo.
Tuttavia la sua preparazione era tale da essere chiamato come consulente esterno anche da altre industrie, come per esempio l’eporediese Olivetti. Passato il tempo del lavoro, si dedicò all’insegnamento, specie all’Uni3 di Chivasso, e poi collaborò con l’Istituto “Marconi”, che aveva sede nell’ala dell’Istituto San Giuseppe che si affacciava sulla piazza d’Armi.
Lo conobbi lì agli inizi degli anni ‘90, quando ebbi dal Provveditorato agli Studi l’incarico di commissario governativo – cioè la vigilanza di un docente della scuola di Stato sugli esami di idoneità che si tenevano nelle scuole private –.
Eravamo in commissione insieme e assistevamo a degli esami a dir poco ridicoli (non che quelli di ora sian meglio!), per la superficialità di alcuni candidati: e, in questi casi, emergeva l’ironia di Vasco, con battutacce che ancora conservo in mente.
Diventammo amici e spesso ci vedevamo; veniva volentieri a casa mia a cena: era un affabile conversatore e si poteva parlare di tutto, grazie alla sua cultura.
Poi venne il tempo della malattia agli occhi che gli impediva di uscire, e così ci perdemmo.
Ora in me rimane il ricordo di una persona simpaticissima che mi diceva sempre, quando con lui mi lamentavo perché i miei alunni non stavano attenti alle spiegazioni: “Te (era toscano e non usava il tu), quando spieghi, non spiegare per loro, ma per te. Avrai più soddisfazioni”.
Accidenti se aveva ragione!
Franca Sarasso
Redazione Web