A fine anni ‘60, quando la Seconda Compagnia Genio Ferrovieri operava a Chivasso nella Caserma Giordana, ora Palazzo Einaudi, due gemelli di Avezzano, Romolo e Remo Ciofani, vinsero il concorso per entrare in questa “branca” dell’esercito che preparava macchinisti, capitreno e capistazione, che avrebbero poi proseguito la carriera da civili.
Ambedue seguirono il corso di formazione per macchinisti e, poco prima del congedo, uno dei due (che all’epoca avevano 21 anni), il sergente macchinista Remo, la mattina dell’11 aprile 1972, in partenza con il suo treno per Aosta, si accorse che mancava acqua all’impianto di raffreddamento della motrice: salì sul tetto del locomotore con un secchio per colmare la carenza, dimenticando che al di sopra della sua testa correva la linea elettrica a tremila Volt. Una scarica elettrica lo gettò sul marciapiede del quarto binario facendogli sbattere la testa e causandone la morte immediata.
Il fratello Romolo lo attendeva ad Aosta per consumare insieme la colazione, ma Remo non arrivò mai.
I compagni di circolare posero, a ricordo, una lapide con fotografia all’entrata della palazzina uffici della ferrovia in via Caluso, ai piedi della passerella.
Questa fu in seguito rimossa, ma il fratello Romolo la reclamò e, grazie all’interessamento di Piero Martellozzo, capo Area 4 dell’Anfg, essa è stata restituita alla famiglia che la riporrà nella tomba ad Avezzano.
La cerimonia di consegna, intima e sentita, è avvenuta martedì 15 novembre alla Caserma Montezemolo di Castelmaggiore, vicino a Bologna, dove hanno sede il comando e il Reggimento del Genio Ferrovieri: presenti Romolo Ciofani con la moglie e il figlio che porta il nome dello zio deceduto, Piero Martellozzo e Piero Bonfiglioli in rappresentanza dell’Anfg e il generale Rino Ventura, all’epoca del fatto tenente.
È stata celebrata una Messa dal cappellano don Mauro, in suffragio dello sfortunato giovane.
Al termine della funzione, gli ospiti sono stati accompagnati dal colonnello Magazzù, comandante del Reggimento, alla sala storica allestita in caserma, e in seguito nel salone sul cui tavolo era stata posta la lapide.
È stato commovente vedere Romolo accarezzare la fotografia del fratello e piangere per la sua sfortuna.
È stato infine offerto dal comandante il pranzo agli ospiti, alla mensa.
La Caserma Montezemolo ospita circa seicento militari volontari, l’8 per cento dei quali sono donne; nella struttura, con i militari del Genio Ferrovieri, convivono militari del Genio Pontieri e del Genio Guastatori.
Franca Sarasso
Redazione Web