Dopo tre anni di sospensione, domenica 28 agosto la statua del Beato Angelo Carletti è uscita finalmente per le vie del centro storico: sono così iniziati i festeggiamenti patronali, come da prassi, con Messa solenne in Duomo e processione.
Angelo Carletti, nato nel 1411 da nobile famiglia, studiò diritto civile e canonico a Bologna, una delle più importanti Università europee; dopo aver conseguito la laurea, intraprese la carriera forense proprio nella nostra città.
Fu notato da Giangiacomo Paleologo che lo nominò senatore del suo marchesato.
Egli fu vicino sia ai fasti che alla decadenza della famiglia nobiliare che governava Chivasso.
A 33 anni la chiamata del Signore: ed egli, che proveniva da una famiglia molto pia, dopo la morte dei genitori rinunciò al notevole patrimonio cedendone una parte al fratello e devolvendo il resto ai poveri.
Entrò quindi nel convento di Santa Maria del Monte a Genova nell’ordine dell’Osservanza di San Bernardino da Siena; qui divenne amico di Francesco Della Rovere, futuro Papa Sisto IV, ed ebbe incarichi importanti come l’insegnamento ai novizi. Fu grande predicatore, illuminato umanista e facondo scrittore.
La sua opera più importante e famosa è la Summa Angelica, vero e proprio trattato teologico, in ordine alfabetico, utile a confessori e teologi. Considerata da Martin Lutero monumento dell’ortodossia cattolica, fu bruciata dal riformatore, nel 1520 sulla piazza di Wittemberg insieme alla Bolla Papale, alla Summa theologica di San Tomaso d’Aquino e al Codice di Diritto Canonico.
In obbedienza al papa Innocenzo VII accettò di mettere accordo, nel 1493, fra i Cattolici e i Valdesi che all’epoca dilagavano in Piemonte.
Morì nel 1495 a Cuneo, povero e umile come aveva vissuto, e nel 1625 iniziò la causa di beatificazione che fu conclusa nel 1753 da papa Benedetto XIV, che fissò la memoria liturgica il 12 aprile, essendo lui tornato al Padre l’11 aprile.
Più volte nominato Superiore dell’Ordine, non accettò mai la carica di vescovo, ma dopo la sua morte molti furono i miracoli operati a Cuneo.
A Chivasso aveva fondato il Convento di San Bernardino, ubicato a ovest della strada per Caluso verso il borgo che sarà, in epoca napoleonica, chiamato Posta – perché lì c’era il cambio dei cavalli – e abbattuto dai francesi nel 1542. Sempre a Chivasso fece stampare, ad opera di Giacomo Suigo, la sua Summa: la prima tiratura consisteva in trecento esemplari!
Nell’omelia il prevosto don Davide, partendo dalle letture della Ventiduesima domenica, ha messo in evidenza due parole: umiltà e mitezza, virtù praticate dal nostro concittadino e da cui noi dobbiamo prendere esempio per la nostra vita spirituale e sociale. Presenti alla celebrazione, animata dalla Corale di Castelrosso, autorità civili, militi della Croce Rossa, priori, membri del direttivo della Pro loco L’Agricola: proprio questi volenterosi signori hanno portato in spalla, lungo tutto il tragitto della processione (vie Torino, del Collegio, Caduti per la Libertà, Borla, Torino), al termine della Messa, il patrono che, a detta di don Davide, ha un notevole peso, non solo storico e teologico, ma anche… fisico.
La fatica è stata notevole, e a loro va un grazie particolare.
Alla processione hanno partecipato molti fedeli e, alle preghiere e ai canti intonati dal parroco, si sono intervallate le note della Filarmonica Città di Chivasso diretta dal maestro Lorenzo Franchi. Al ritorno in Duomo la solenne benedizione e le foto di rito.
Franca Sarasso