Partecipate e solenni, nella loro sobrietà, le due liturgie celebrate il 2 e 3 febbraio nel Duomo.
Sia alle 9 che alle 17 molti sono stati i fedeli accorsi per la benedizione delle candele e, il giorno dopo, per quella della gola.
La funzione della Candelora, come da tradizione, ha avuto inizio in fondo alla chiesa: sono state distribuite le candele che poi sono state accese al cero pasquale, sono state recitate le preghiere previste dal rito, poi la benedizione alle candele e, a seguire, la processione nella navata centrale.
La Messa è proseguita con il Gloria e con le letture della Parola.
All’omelia don Davide ha sottolineato il significato della festa, che è posta circa alla metà del tempo tra Natale e Pasqua.
“La Presentazione al tempio del Signore – ha detto – rappresenta la congiunzione delle due grandi feste della Natività e della Resurrezione. La luce è l’elemento comune; se, come dice Isaia, il popolo ha visto una grande Luce, oggi è il vecchio Simeone a parlare di Luce che illumina le genti; e si preannuncia quella Luce che, la notte di Pasqua, illuminerà tutti noi”.
Venerdì nuovamente chiesa affollata per il rito della benedizione della gola, che è stata impartita alla fine della liturgia.
Don Lorenzo ha invitato a pregare per tutti quelli che sono ammalati nel corpo e nello spirito: perché la benedizione della gola non è un talismano contro i malanni invernali, ma è un atto di umiltà verso Dio e di affidamento a Lui, perché ci guidi sempre verso il bene.
Il prevosto don Davide, oltre ad officiare le funzioni in Duomo, non ha dimenticato i fratelli delle altre comunità parrocchiali: infatti ha anticipato al 1º febbraio i due sacramentali a Mosche e ha posticipato la benedizione delle candele al giorno 3 a Betlemme.
Franca Sarasso
Redazione Web