I diversi gruppi che operano in parrocchia avevano deciso, a fine settembre durante un’assemblea, di ritrovarsi durante l’Avvento per approfondire alcuni aspetti della liturgia, fissando due incontri.

Già venerdì 18 novembre il prevosto don Davide aveva commentato alcuni passi della lettera enciclica “Desiderio desideravi”, in cui Papa Francesco ribadisce l’esigenza di tornare sulla riforma del Concilio di 60 anni fa.

Martedì 29 novembre, nella cappella San Giovanni Paolo II, numerosi fedeli hanno avuto la possibilità di ascoltare una preziosa lezione tenuta da monsignor Stefano Bedello, parroco di Santhià e vicario generale dell’Arcidiocesi di Vercelli.

 Don Stefano ha evidenziato la natura esortativa del documento papale che amplia un altro scritto precedente, sempre sulla liturgia. La lettera è non solo indirizzata al clero, ma anche ai fedeli e, perciò, scritta con parole accessibili a tutti.

Dei quattro documenti conciliari, la “Sacrosantum concilium“, del dicembre 1963, era quello che proponeva la riforma della liturgia. Chi ha vissuto quei tempi memorabili ricorda lo stravolgimento del fondamento ecclesiologico: l’altare girato verso l’assemblea dei fedeli, non più il latino ma la lingua comunemente parlata, la formula della Comunione abbreviata.

Oggi sono la normalità, ma all’epoca specialmente le persone anziane fecero fatica ad accogliere le novità.

Proprio sull’accoglienza don Stefano ha centrato la sua attenzione. Ha portato come esempio i riti del battesimo e del matrimonio nei quali la Chiesa abbraccia il battezzando e la sua famiglia o gli sposi si accolgono a vicenda.

La liturgia domenicale ha anche il compito di fare stare bene i fedeli nella casa del Padre: tutti, sia quelli che frequentano regolarmente, sia quelli che casualmente si affacciano alla funzione; ciò che va combattuto è l’atteggiamento abitudinario che ci distrae dalla celebrazione, che deve essere partecipazione e consapevolezza di vivere un incontro.

E l’accoglienza può avere molti modi: una liturgia sinestetica che coinvolga i sensi dei fedeli, che dimostri che il luogo dove si celebra è abitualmente frequentato, che il rito non è improvvisato, ma preparato con cura…

Questi alcuni accorgimenti per una “ars celebrandi” da affinare… nella speranza di essere accoglienti anche verso qualche fedele “occasionale” che, per caso, si trovi a passare in chiesa.

f.s.

Redazione Web