L’8 giugno è stato l’ultimo giorno di scuola per Gloria Barbera, carissima collega della primaria che ha concluso, con tanti rimpianti dei genitori, la sua lunga carriera.

Ho conosciuto Gloria dai tempi del “sottochiesa”, quando il direttore Paolo Franchi aveva avuto in concessione, dalla diocesi, i locali sottostanti la parrocchiale della Madonna del Rosario per evitare i doppi turni nell’edificio che, adesso, ospita l’istituto alberghiero.

Il tempo pieno, la mensa, i trasporti, la piscina, Mario Ferraris, le bidelle Pasquina e Silvana

Noi eravamo tutte giovani e piene di entusiasmo e passione.

Poi le classi erano state trasferite alla scuola “Mazzucchelli” e Gloria aveva continuato a lavorare a Chivasso, fino a stabilizzarsi alla “Marconi”, dove aveva espresso al massimo le sue competenze e capacità.

Dieci anni di “modulo” con Laura Deambrogi e poi nuovamente il tempo pieno con Antida Facchini.

Lei era, per dirla alla maniera di alcuni alunni, la maestra “a quadretti”, ossia si occupava di matematica, geometria, logica e scienze.

Sapeva preparare bene i ragazzi per la secondaria di primo grado, dando loro le competenze per affrontare la nuova scuola. Si adattava facilmente alle nuove metodologie: dalla lavagna di ardesia alla Lim, dal registro cartaceo a quello elettronico, dall’insegnamento frontale alla Dad, a causa della pandemia.

Un’insegnante creativa: decoupage, origami, colore per creare lavori da portare a casa nelle varie occasioni.

Una maestra che ha dato alla scuola tanto.

E tanto ha ricevuto, anche perché, per l’ultima sua uscita con la classe dal portone centrale di via Marconi, eravamo in tanti ad aspettarla, con gli striscioni, i fiori e la commozione di chi sa che a settembre non sarà più lì ad attendere gli alunni.

Ho avuto anche la fortuna di conoscere la famiglia di Gloria: il nonno materno Nino che veniva a rifornirsi nel salumificio di mio padre e arrivava con la 600 Multipla, mamma e papà che gestivano il negozio di alimentari in frazione Benne di Verolengo, dove andavo a comprare il pane prodotto dal papà quando insegnavo ad Arborea. Una famiglia seria, lavoratrice che ha dato un’impronta etica alla figlia.

Ora Gloria potrà dedicarsi alla famiglia, a fare la nonna e magari a insegnare ai nipoti tecniche creative.

Buon cammino per la nuova strada che hai intrapreso!

Franca Sarasso