Venerdì 24 marzo, al teatro dell’oratorio “Carletti”, monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, ha celebrato la Messa nella solennità dell’Annunciazione.
Nell’omelia ha ricordato ai numerosissimi fedeli l’importanza del “sì” pronunciato dalla Vergine e l’ha indicata come esempio per tutti noi: umiltà, fede e perseveranza devono essere cardini non solo per raggiungere la beatitudine eterna, ma anche per la vita quotidiana civile e pacifica.
Al termine della liturgia, concelebrata da don Davide Smiderle, don Lorenzo Santa e don Giampiero Valerio, coadiuvati dal neo diacono Moreno Lipari, la maggior parte dei presenti è salita al salone al primo piano per la cena povera finalizzata a raccogliere fondi per le popolazioni di Turchia e Siria, provate dal terremoto: circa 130 commensali hanno consumato fusilli al pomodoro e una mela.
Dopo cena il teatro è tornato a riempirsi per la riflessione sui due disastri che affliggono l’umanità in questi tempi: la guerra che, ormai da un anno, travaglia la popolazione ucraina e, appunto, il terremoto.
L’incontro, che aveva per sottotitolo “La pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno”, è stato voluto dalle parrocchie chivassesi – Comunità del Duomo, San Giuseppe Lavoratore e Madonna del Rosario –, oltre che da Acli, Anpi, Mir (Movimento internazionale di riconciliazione).
I lavori sono stati aperti da Beppe Stocco delle Acli e Vinicio Milani dell’Anpi.
Ambedue hanno ricordato l’incontro dello scorso anno, quando si era sperato che la pace fra Russia e Ucraina fosse firmata al più presto.
Ha poi proseguito Beppe Reburdo, già presidente dell’Associazione per la Pace del Piemonte, che ha fatte sue le parole di Papa Francesco che paventa la terza guerra mondiale se non si fermerà la corsa agli armamenti.
Reburdo ha sostenuto che, a distanza di quasi 80 anni, torna l’incubo della guerra che nessuno pensava potesse nuovamente entrare nella nostra vita.
L’Europa – ha sostenuto – è succube di Russia e Usa e la guerra fa comodo all’America che, periodicamente, invade con il suo esercito terre che non volevano guerre… come 20 anni fa, quando fu invaso l’Iraq.
Michele Ruggiero, giornalista e moderatore, ha evidenziato che il linguaggio della convivenza civile non è mai usato in modo convincente dalla politica.
Peraltro il 24 marzo era una data simbolo, perché ricorreva anche l’anniversario dell’omicidio del vescovo Oscar Romero e l’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui morirono italiani innocenti.
Monsignor Bettazzi ha ricordato Papa Giovanni XXIII che, parlando agli uomini di buona volontà, riuscì, nel 1962, a scongiurare lo scoppio della guerra fra Usa e Urss. Ha sottolineato che le guerre sono state dichiarate perché “sante, preventive, umanitarie”, ma pensare che la guerra possa portare alla pace è inaudito.
Sia la guerra d’attacco che quella di difesa sono negative, e la sola strada per risolvere i problemi è, per il presule, la diplomazia.
L’uomo, poi, deve cambiare mentalità, mettere avanti a tutto la non violenza e l’amore, come ha sottolineato poi anche Pierangelo Monti del Mir: esiste l’essere umano, che va salvaguardato, ed è necessaria la coesistenza pacifica e civile fra le nazioni.
Franca Sarasso
Redazione Web