Martedì 9 maggio, alla Biblioteca MoviMente, Marilena Pedrotti, già docente di lettere agli istituti “Europa Unita” e “Martinetti”, ha presentato al pubblico la sua ultima fatica letteraria, “Geni, il Ribelle, uno dei Calvi”, dialogando con il professor Mario Marino.
Il romanzo breve ha come protagonista Geni, un cugino di Marilena, partigiano, morto a 19 anni nel 1945, poco prima della Liberazione; aveva deciso di salire in montagna e di unirsi alle Fiamme Verdi, le divisioni partigiane che operavano nella Valcamonica perché aveva partecipato a una riunione di ragazzi del suo paese che erano stati chiamati alle armi.
Lui era nato nel 1926 e non era incluso, ma nel suo intimo aveva sentito una voce che lo chiamava a mettersi in gioco per la Patria.
La Valcamonica era zona di transito per coloro che cercavano di oltrepassare il confine e rifugiarsi in Svizzera, e sulle montagne molti erano nascosti e preparavano, con coraggio, operazioni per combattere i nazifascisti.
Geni è innamorato di Maria e qualche volta torna a trovarla in paese.
La ragazza si trova incinta e umilmente, insieme a Geni, chiede al parroco, don Italo, di sposarli.
Il prete nega il matrimonio e, dopo la morte del giovane padre, nascerà Silvio.
L’autrice ha ricostruito la storia di Geni grazie alla testimonianza della sua mamma, Maria Calvi, cugina in primo grado di Geni.
La madre le raccontava storie legate al periodo della Resistenza, alla vita di montagna, difficoltosa e densa di sacrifici.
Nel libro trovano posto episodi di vita di tutti i giorni: il tradimento, la vita delle piccole comunità, forti legami di sangue, il ritorno dei reduci dopo la guerra, il reinserimento nella socialità.
Silvio, figlio di Maria e Geni, nato nel 1945, è ingegnere.
A 18 anni ha avviato le pratiche per avere il cognome del padre, che gli è stato riconosciuto.
La storia è testimonianza, anzi urgenza di testimonianza, perché con il passar del tempo vengono a mancare i testimoni diretti ed è necessario passare alle giovani generazioni ciò che è stato.
L’autrice ha ancora sottolineato di aver usato un linguaggio semplice per poter proporre il suo testo ai ragazzi che, purtroppo, leggono molto poco.
f.s.
Redazione Web