“Medaglia d’Oro Carlo Alberto Dalla Chiesa, Generale dei Carabinieri e Prefetto dei Carabinieri. La sua figura di uomo, le sue imprese di soldato, i suoi meriti di comandante e i suoi successi di tutore della Legge appartengono alla storia del nostro tempo. Il suo supremo sacrificio suggella una vita esemplare interamente dedicata alla Patria”. Questa è l’inscrizione riportata sulla lapide di marmo che campeggia sulla facciata di Palazzo Santa Chiara, sede del Municipio, ed al Generale Dalla Chiesa è intitolata una delle piazze principali e più belle della città, la piazza del Comune.
Ma su quella lapide, non si ricorda che il generale Dalla Chiesa fu vittima di un agguato mafioso, il 3 settembre 1982 a Palermo, un cui venne ucciso insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro, e l’agente di scorta Domenico Russo. Lo ha evidenziato il presidente della sezione “Boris Bradac” dell’Anpi, Vinicio Milani, con un intervento durante la serata di venerdì 23 marzo della Libera Università della Legalità, in cui si parlava di mafia e caporalato. Milani ha sottolineato come, pur evidenziato il valore e il sacrificio supremo di Dalla Chiesa, quell’inscrizione non rende il giusto onore alla sua memoria, poiché non si dice che fu una vittima della criminalità organizzata. E neppure viene ricordato il suo impegno a Torino, nella lotta contro le Brigate Rosse.
La lapide venne apposta sul muro del Municipio per iniziativa dell’Associazione Nazionale Carabinieri, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, al momento dell’intitolazione della piazza. Il sindaco Claudio Castello ha accolto la richiesta del Presidente dell’Anpi e si è detto favorevole a proporre una modifica