Sono iniziati domenica 7 maggio a Torassi, con la Messa solenne delle 11 celebrata dal vicario generale don Gianmario Cuffia, i festeggiamenti per il centesimo genetliaco di don Giovanni Fluttero.

La frazione chivassese ha reso onore a un prete che ha dato tutto di sé alla sua cappellania, e non solo.

Don Gianmario Cuffia, vicario generale, nell’omelia, ha ricordato che, al suo arrivo a Chivasso come viceparroco del Duomo, ben tre erano i sacerdoti che, come monsignor Luigi Bettazzi, erano nati nel 1923: don Fiorino, prevosto nella cappellania di Montegiove, don Tullio Delmastro a Mosche e don Giovanni Fluttero a Torassi; tutti e tre hanno servito concretamente la Chiesa chivassese.

Don Giovanni diventò parroco a Torassi negli anni ‘50 del secolo scorso; la comunità era piccola, tutti si conoscevano, la vita era scandita dalla fede, dal lavoro contadino e dalla crescita della comunità in armonia.

La canonica era situata di fronte all’edificio che allora ospitava la scuola elementare, ora sede del Cpf, l’anima delle iniziative di quest’anno, ed egli abitava lì con la sua mamma.

Era un prete caparbio e tenace, di quelli all’antica, che con il suo spirito combattivo cercava di ottenere, con tutte le sue forze, ciò che desiderava.

Non si arrendeva facilmente, non gli interessava essere moderno, voleva essere povero e viveva secondo i canoni evangelici.

Per venire a Chivasso dal fratello, il mitico “Fluté” – professore di disegno (allora si chiamava così) alla scuola media “Cosola” – che abitava nella casa attigua alla mia, usava la bicicletta; solo più avanti si convertì al motorino.

Ricordo benissimo quando veniva in visita agli zii, magna Gina e barba Vigiu, che abitavano nella stessa casa del fratello, con la tonaca svolazzante, alla don Camillo.

Spesso era ripreso, soprattutto dallo zio, per la sua intransigenza e perché faceva vivere la mamma in ristrettezze.

Per esempio quando la genitrice chiese di acquistare il frigorifero, la signora dovette ripetere la richiesta per parecchio tempo, perché, a detta del figlio, non serviva, giacché fino ad allora nessuno ne aveva avuto bisogno.

L’andare a insegnare gli permise di avere qualche introito in più.

L’atto più grande di don Giovanni fu senz’altro di aprirsi ai nuovi quartieri edificati nella zona orientale di Chivasso.

Nel 1965 chiese al vescovo monsignor Albino Mensa che si creasse la nuova parrocchia “Torassi – Ina Casa”: uno sguardo, sì, alla tradizione, ma proiettato nel futuro.

Come un buon padre pensa al futuro dei figli, così don Giovanni si preoccupava dei nuovi abitanti della zona Coppina.

Poi la grande impresa della chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, ora parrocchia, che tante preoccupazioni gli diede.

Chi scrive lo ha conosciuto bene e, se penso a lui, mi vengono in mente due episodi particolari.

Il primo risale al maggio 1974, quando per la prima volta ricoprii il ruolo di segretario di seggio, per il referendum sul divorzio; verso le 17, prima che i componenti del seggio si allontanassero, arrivò con una bottiglia di vino e con i bicchieri per tutti.

L’altro episodio fu quando venne da me che insegnavo alle elementari alla Coppina, nell’edificio che ci ospitava insieme alla scuola media, a portarmi il ricordino di suo fratello Beppe e mi disse: “Sei la prima ad averlo!”, come a sottolineare l’amicizia che mi legava alla sua famiglia.

Dopo la celebrazione eucaristica, i fedeli sono stati accolti nel cortile dell’associazione Odissea 33, che occupa la canonica, dalla presidente Mariangela Nepote.

La vecchia canonica è stata restaurata e, fino al 2015, sono stati ospitati bambini in affido.

Ora trova ospitalità una famiglia di afghani, profughi di guerra.

La presidente ha ricordato come don Giovanni venisse a visitare la casa negli ultimi anni della sua vita e come amasse soffermarsi nella stanza dove aveva sede l’ufficio della comunità, perché lì era morta la sua mamma; e pregava con tutti i presenti e benediceva la casa, i presenti, la frazione…

Infine è stata inaugurata dai nipoti, Andrea e Chiara, la mostra di fotografie, alcune prese da album di famiglia, che ritraggono don Fluttero con sposi, con i suoi familiari, con monsignor Bassino allora parroco di Chivasso, e con monsignor Bettazzi, giovanissimo.

Un’altra foto molto significativa è quella che ritrae don Giovanni, don Piero Bertotti, il mitico padre Marco dei Cappuccini e monsignor Gianmario Cuffia alla processione del Corpus Domini. E in ultimo, al Cpf, è stato servito il pranzo sociale.

Franca Sarasso

Redazione Web