“Ricordare Vincenza Castria significa fare esercizio attivo di memoria, consegnando ai giovani la storia travagliata dell’emancipazione femminile nel periodo drammatico delle lotte contadine e dell’emigrazione prima, e delle battaglie per i diritti civili poi, a partire dagli anni della contestazione”: parola del sindaco chivassese Claudio Castello, che nella Giornata internazionale della Donna ha ospitato, al Teatrino civico, la presentazione del libro “Vincenza Castria: la rivelazione della politica”, che raccoglie lettere e interventi offerti tra il 1950 e il 1989 da questa storica sindacalista e dirigente politica lucana.
A presentare la pubblicazione è intervenuto Tommaso Russo, uno degli autori dell’opera, e a condurre l’incontro Franco Candido, che di Vincenza è figlio, come pure lo è Filippo Novello, presidente della associazione lucana “Giuseppe Novello” di Chivasso, anch’egli presente all’evento.
Vincenza Castria, infatti, aveva sposato in prime nozze il bracciante Giuseppe Novello, che fu ucciso a Montescaglioso nel dicembre 1949, durante le proteste contadine legate all’occupazione delle terre.
Rimasta vedova, Vincenza sposò Ciro Candido, leader del movimento di lotta dei contadini, dirigente Cgil, sindaco di Montescaglioso e consigliere provinciale di Matera, da cui ebbe i figli Franco e Lucio.
Il volume è stato stampato da CalicEditori lo scorso anno, in occasione del centenario della nascita di Castria, su iniziativa della Fondazione Basilicata Futuro, con il supporto del Ministero della Cultura, e si avvale della prefazione di Susanna Camusso.
Vi sono raccolti diversi scritti pubblici e privati di Vincenza, e a far da corollario a essi la presentazione dei tre figli e i contributi della curatrice, Rosa Maria Salvia, di Adriana Salvia, Tommaso Russo, ed Emilia Simonetti della Libera Università delle Donne di Basilicata, che con linguaggio semplice e diretto hanno ricostruito la vita e l’impegno civile e politico della donna, una delle più luminose figure sorte in terra lucana nel dopoguerra.
Nata a Montescaglioso, la bracciante Vincenza Castria è stata successivamente un’importante dirigente del Pci e figura di rilievo del movimento operaio e contadino lucano e meridionale in genere.
Ha fatto parte dell’assemblea nazionale dell’Unione Donne italiane, collaborato allo storico periodico Noi Donne e stretto rapporti con figure fondamentali della sinistra di quegli anni, come Teresa Noce, Rita Montagnana, Adele Bei, Giuseppe Di Vittorio, Giorgio Amendola, Nilde Iotti, Emanuele Macaluso, lo stesso Sandro Pertini, e intellettuali come Leonida Repaci, Carlo Salinari, Rocco Scotellaro.
In anni successivi il suo impegno politico-sociale e la lotta per l’emancipazione delle donne l’hanno vista incrociare i percorsi, fra gli altri, di Maria Antonietta Macciocchi, Bianca Guidetti Serra, dei fratelli Galante Garrone e di Nuto Revelli.
L’avvocato Guidetti Serra ricordava l’incontro con Vincenza Castria come uno dei più significativi da lei avuto, nel corso del tempo.
“Quando è venuta a Torino per parlare del movimento di occupazione delle terre – diceva –, è stata ospite a casa mia. E siamo diventate amiche, ci scrivevamo spesso dopo di allora; è stato per me un rapporto importante: faceva parte di quella gente che ha voluto dare senza che nessuno chiedesse”.
Vincenza Castria conosceva piuttosto bene il nostro territorio: pur non avendovi mai risieduto, vi ha trascorso lunghi periodi – tra Torino, Chivasso, Caluso, Montanaro –, ospite dei figli.
m.s
Redazione Web