(Editoriale)

Natale si avvicina e aumentano le domande – e con esse le legittime preoccupazioni – per sapere come lo trascorreremo considerando le tante limitazioni, alcune delle quali sarebbe bene che il Governo ritoccasse un po’.

È piuttosto normale che si viva in una situazione di stress con l’approssimarsi del Natale, del Capodanno, dell’Epifania sapendo che tutto sarà stravolto, comprese le cose più semplici, quelle di stare in famiglia, dare i regali ai nipotini, andare a Messa a mezzanotte. Sono le feste più importanti dell’anno, raccolgono tanti valori, rinnovano belle tradizioni comunitarie e familiari.

Nessuno nega, e neppure noi, con quanta sofferenza abbiamo vissuto quest’anno; abbiamo toccato con mano la morte, la povertà, il dolore, la trincea della didattica a distanza, la mancanza di lavoro, il distanziamento fisico che è diventato sociale e oggi siamo più “orsi” di ieri.

C’è chi dice – e con virulenza scrive sui social – che non c’è proprio nulla da festeggiare in un anno così, in un Natale così, in un Capodanno così. Il Presidente del Consiglio Conte ha detto, giorni fa, della necessità che quest’anno sia un Natale diverso e sobrio, un Natale in povertà da vivere in famiglia con le persone più care. Ha ragione, ma non sarà la “morale” di Conte, aggrappato ai vetri per farci digerire l’indigeribile, che ci farà vivere queste festività per ciò che esse sono veramente.

Nel tempo della prova, ritrovare il significato più autentico del Natale è ritornare in quella notte in cui Gesù, figlio di due fuggiaschi, nasce in una stalla, al riparo dalle intemperie con accanto degli animali. Un richiamo, oltretutto, ad essere vicini a chi si trova in difficoltà.

Sarà fondamentale non lasciare solo nessuno. Non la mancanza di generosità, ma le limitazioni anti-Covid impediranno il tradizionale “pranzo con i poveri”; mancheranno le tavolate e gli abbracci ma il “dono” e il calore del Natale non dovranno mancare, anzi il Natale dovrà essere ancora più sentito.

Perché Natale ci sarà; più silenzioso e più profondo, più luminoso di luce divina; canteremo i canti tradizionali e sconfiggeremo le tenebre, perché speranza e valori sono rivolti al cielo.