(Cristina Terribili)
Mercoledì 20 maggio, era la Giornata mondiale delle Api, da sempre simbolo di operosità e di abnegazione, oltre che presidio strategico per la conservazione della natura (se pensiamo alla biodiversità nell’agricoltura ed esserino insostituibile nella sua funzione impollinatrice) ma fragile e a rischio.
Se non è esattamente vero che l’umanità cesserà di esistere quando scompariranno le api, è sufficientemente vero che senza di loro perderemo gran parte della natura che ci circonda. La Giornata mondiale delle Api ha offerto la possibilità di riflettere sul loro fondamentale ruolo nel preservare i nostri ecosistemi, ma anche di spargere semi di fiori utili alla produzione di nettare e pollini, per garantire la sopravvivenza di queste piccole amiche.
Alle api spesso si fa riferimento per le qualità e sono spesso citate da importanti personaggi di tempi e culture differenti.
Padre Pio invitò tutti ad essere piccole api spirituali e con la metafora dell’alveare, invitò tutti a portare elementi positivi all’interno della famiglia.
Il poeta indiano Tagore ne canta l’infaticabile lavoro. Radhanath Swami mette a confronto i comportamenti e i modi di vedere il mondo delle api e delle mosche: mentre le api sono portate a cercare i fiori e la bellezza ovunque si trovino, riescono a prendere il nettare senza intaccare il fiore ed a spargere questo bene prezioso durate il volo, le mosche sono invece attratte dagli elementi più sporchi, dall’immondizia. Traslando l’esempio agli esseri umani, il filosofo americano Swami fa riferimento a chi cerca la positività in ogni persona, in ogni relazione che stabilisce con un altro essere umano e chi invece cerca solo di mettere in evidenza gli aspetti negativi, i difetti dell’altro.
Abbiamo passato un tempo di profonda riflessione – durante il lockdown – sulla valenza dei rapporti umani, abbiamo avuto tempo e modi di ascoltare quello che ci faceva e che ci fa stare bene, abbiamo avuto occasione di valutare di chi abbiamo avuto il piacere della presenza, ancorché a distanza.
La distanza sociale, ancora utile per tenere sotto controllo il covid-19, non sarà più distanza di affetti. L’apertura nelle relazioni e negli spostamenti, permetterà a molti di sentirsi di nuovo parte di un sistema di relazioni e offrirà un’occasione per modificare abitudini, anche di tipo mentale, che non sono positive, che non portano del bene.
Non sarà semplice ripartire; come le api sarà sempre la comunità a sostenerci, il lavoro insieme verso la costruzione di un bene comune che dalla salute si amplia ponendo attenzione a tutto ciò che ci circonda, per preservare il nostro mondo.
È doveroso fare in modo che il 2020 sia ricordato come un anno in cui, dopo la tragedia di una pandemia, gli uomini hanno scelto di concentrarsi sul valore del proprio vivere, sul valore di ciò che è corretto, che ci fa stare bene e che si è reso consapevole del proprio agire, diventando come le Api.