(Ferdinando Zorzi)

Di fronte all’ingresso della chiesa parrocchiale di San Silverio, a Valprato Soana, vi è una statua del Salvatore, che regge la Croce con la mano sinistra e benedice con la mano destra. Alla base della figura di Cristo, sul basamento che la sostiene, vi è una lapide con il “quadrato magico” formato dalle parole SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Si tratta di un’iscrizione in latino molto particolare: cinque parole di cinque lettere che formano una frase palindroma, che può essere letta indifferentemente da sinistra a destra o viceversa.

Dato che il significato non è evidente di primo acchito, soprattutto per la presenza della misteriosa parola AREPO, per capirlo è importante conoscere i luoghi e i contesti a cui l’iscrizione è associata. Tuttavia, reperti con il quadrato del SATOR sono stati ritrovati in tempi e posti diversi, spesso nei pressi di chiese o altri luoghi di culto. Siccome la scritta è, quasi di certo, precedente al Cristianesimo (poiché è stata ritrovata anche negli scavi archeologici di Pompei, in cui fino al 79 d.C. non sono attestate comunità cristiane) viene da chiedersi perché questo “quadrato magico” sia stato considerato così importante in ambito cristiano.

Una possibile soluzione è nel Vangelo di questa domenica, che propone la parabola del seminatore, SATOR in latino. Gesù è dunque Colui che getta il seme che, a seconda del terreno, dà diversi frutti. Se osserviamo la scritta valsoanina notiamo anche che, con le parole disposte a quadrato, il TENET centrale e palindromo tratteggia una croce, che viene evidenziata, e le altre lettere, anagrammate e poste tra la A e la O (interpretate come Α e Ω, principio e fine) formano le parole PATER NOSTER: una sorta di preghiera in forma enigmistica e simbolica.

Un’ultima chiave di lettura sta nell’apparentemente intraducibile AREPO: se fosse la versione latina del greco Areopago (il supremo e sacro tribunale ateniese), leggendo la frase a serpentina come ha proposto uno storico tedesco, avremmo SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS, ossia “Il seminatore (l’uomo) decide le opere, il tribunale divino (Dio) governa il destino”, usando il verbo TENET nella sua ampia accezione. Insomma, un tema caro tanto alla filosofia classica quanto al Cristianesimo, e ripreso nei passi evangelici: la conciliazione tra la capacità dell’uomo di scegliere le proprie azioni e l’ordine cosmico disposto da Dio, nella diversità dei terreni in cui il seme viene gettato.

 

Mt 13,1-9 (forma breve)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.
Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole.
E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.
Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.
Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».