Ricordo che una volta lessi un articolo scientifico in cui si sosteneva che i credenti siano, mediamente, meno intelligenti dei non credenti. Al di là delle precisazioni e delle contestualizzazioni necessarie ad accompagnare un sondaggio di questo tipo, sprovvisto delle quali detto articolo divulgativo potrebbe risultare dai toni alquanto offensivi, davanti a questa pagina di Vangelo il tema mi sembra provvidenziale. In effetti, appare piuttosto naturale che chi si adoperi a vivere una vita onesta affidandosi a Dio, rispetto a chi contando solo sulle proprie forze si affretta a “farsi furbo”, da credente risulti mediamente meno intelligente, almeno davanti ai parametri di questo mondo che misurano l’intelligenza in scaltrezza e furbizia. È una “ingenuità” di cui dovremmo andare fieri, ma con delle moderazioni. In effetti Gesù si ritrova a lodare la ricchezza disonesta: in che senso?

Quasi a voler contraddire quello che ho detto prima, mi è capitato spesso di trovarmi con persone credenti e di trovarle molto più profonde, riflessive e acute di persone non credenti. Forse perché la Fede e la vita di fede costringono a sviluppare altri aspetti della sensibilità e dell’intelligenza. Ed è qui il punto secondo me: se la Fede non ci rende “furbi’ agli occhi del mondo e può lasciare a dormire quel “darsi da fare scaltro”, allo stesso tempo può accendere e alimentare un’intelligenza più sottile, che colga l’umano nella sua profondità e complessità, e lo sappia raggiungere anche a scapito dell’onestà legale.

Ora, non penso che Gesù intendesse lodare i disonesti: ciò contraddirebbe altri passi del Vangelo e delle Scritture bibliche. Credo che volesse sostenere che questa capacità di cogliere l’umano dietro i soldi possa darci la possibilità, anche a scapito dell’onestà materiale, di agire per l’umano. In questo c’è una ricchezza infinitamente e indubbiamente maggiore.

Veniamo infine al problema dell’onestà. Io penso che, esattamente come nell’esercito la disciplina nel portare l’uniforme o nel presentare le armi servano come addestramento per temprare l’animo alla battaglia e all’azione e rendano il soldato pronto al sacrificio, allo stesso modo l’onestà, anche rituale, nelle piccole cose aiuta a essere fedeli in quelle grandi. In qualche modo, a essere fedeli si comincia tutti i giorni.

Solo compiendo la scelta ogni giorno essa può essere coerente, e non mutila e sofferta come quella di chi non riesce a lottare contro un attaccamento che va oltre Dio e dunque lo ostacola e ce ne allontana.

un giovane della diocesi

 

Lc 16,10-13 (forma breve)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Chi è fedele in cose di poco conto,
è fedele anche in cose importanti;
e chi è disonesto in cose di poco conto,
è disonesto anche in cose importanti.
Se dunque non siete stati fedeli
nella ricchezza disonesta,
chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli
nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno
e disprezzerà l’altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza».