(Elisa Moro)
“Il re umile e mansueto è alle porte. Prepariamo la dimora della nostra anima… Benedetto colui che viene nel nome del Signore: cantando una melodia degna dell’Altissimo, rallegrano la creazione, santificano l’aria” (San Proclo, Oratio IX): si entra nell’apice del Mistero della Redenzione e, mentre viene proclamato il Vangelo dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme (Mt. 21, 1-11), si scorge già la Risurrezione, luce nel buio dei dolori dell’umanità, ricapitolati in Cristo, che “non ha sottratto la faccia agli insulti” (Is. 50, 6), umiliandosi “fino alla morte di croce” (Fil. 2, 8).
“Quando furono vicini a Gerusa-lemme…” (v. 1): Cristo è accolto come il Messia preannunciato dai profeti: “esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re” (Zc. 9, 9). Egli entra pellegrino nella Città Santa, verso la totale vicinanza con Dio; non è la prima volta che percorre quella strada, ma vuole qui “istituire un modello di vita” (San Giovanni Crisostomo, Mt., hom. 66).
È in cammino verso la vertiginosa altezza della Croce, la “via alta”, rompendo la forza di gravità che spinge verso il basso; “ma come possiamo noi tenere il passo in questa salita? Non oltrepassa le nostre forze?” (Benedetto XVI, 17/04/2011). Solo attraverso un’altra forza, quella dell’amore di Dio, che attrae l’uomo e che “si è manifestato in pienezza nella Croce di Gesù, attirando a sé tutta la creazione” (DD. n42), è possibile la vera libertà.
“La folla… gridava:…Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (v. 8-9): Colui che è acclamato benedetto è, nello stesso tempo, Colui nel quale sarà benedetta l’umanità intera, come si ricorda nella Genesi: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen. 12, 3).
Rimane qui un interrogativo, sempre attuale, che non si può eludere: “Che idea abbiamo del Messia, chi è per noi Dio?” (Papa Francesco, 19/02/2015). Si è chiamati ad accogliere un Messia che sceglie come trono la Croce, la paradossale bellezza dell’uomo dei dolori: “stendiamo al suo passaggio a mo’ di mantelli i desideri del nostro cuore, perché volgendo i suoi passi verso la nostra dimora, diventi tutto nostro e gradisca l’offerta totale di noi e con noi rimanga” (Andrea di Creta, Discorsi).
Mt 27, 11-54 (forma breve)
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo
– Sei tu il re dei Giudei?
In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?».
Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?».
Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue.
Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegnò perché fosse crocifisso.
– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello
e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!».
Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».