Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso

(Maria Beatrice Vallero)

Reagire al male con l’amore può sembrare, a prima vista, un atteggiamento da stupidi. Perché? Sicuramente nessuno di noi merita di essere trattato male; e questo, in fondo al cuore, ciascuno di noi lo sa. Ognuno vorrebbe essere rispettato per ciò che è: una persona dal valore unico, inestimabile e infinito.

E quando qualcuno viola questa sacralità, con un maltrattamento fisico o verbale, scatta in noi la volontà – magari anche buona – di fare giustizia. Come questo avvenga può costituire tuttavia un problema molto serio.

Infatti, l’istinto suggerirebbe di applicare la famosa “legge del taglione”; la stessa legge, ammessa nell’Antico Testamento, che Gesù in questo passo del Vangelo è venuto a trasfigurare. Se a uno schiaffo reagisco con un altro schiaffo, infatti, non solo non compio giustizia, ma incito l’altro a riaffermare nuovamente il suo “valore” con un terzo schiaffo.

“Occhio per occhio e il mondo diventa cieco” diceva Gandhi. Capiamo che l’esito di questo processo non sarà mai la pace, bensì la divisione e la guerra. Si terminerà per sfinimento o per prevaricazione, ma senza giustizia, ed entrambe le parti ne usciranno sconfitte.

Se proviamo invece a cambiare prospettiva e a comprendere veramente cosa significa la parola “giustizia”, ci renderemo conto che non esiste giustizia più grande che “giustificare”, cioè “rendere giusta un’altra persona”.

Questo è l’amore, ed è tutto meno che un atteggiamento stupido o ingenuo. In questa prospettiva si capisce l’intervento di Gesù: “Fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male, […] siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.” Perché solo facendo il bene, benedicendo, pregando e avendo il cuore vicino alle miserie di chi fa il male si otterrà la conversione dell’altro.

Non è permissivismo, perché “giustificare” non significa concedere tutto. Non è nemmeno un invito all’ingenuità, perché il bene dell’altro può realizzarsi anche attraverso delle misure correttive. “Padre, non odio nessuno. Non ho mai odiato nessuno. Gli uomini sono più disgraziati, che colpevoli. Per illuminarli occorre l’amore. L’odio li acceca e li rende peggiori” (padre del partigiano Orazio Barbero, il giorno dopo la fucilazione del figlio, 23 gennaio 1945).

(Lc 6,27-38) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia,offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».