Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli

I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

(sem. Antonio Parisi)

La pericope del Vangelo di san Marco si apre con l’avverbio “subito” che collega l’episodio delle tentazioni a quello del battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Senza sospensioni, lo Spirito che era sceso sul Figlio, lo sospinge ora nel deserto.

Il deserto rappresenta l’immagine di un luogo concreto dove manca tutto, in cui la vita è ardua e l’esperienza della solitudine è forte. Proprio in questo vuoto si può osservare più facilmente cosa è celato nel cuore, cosa conta veramente e da che cosa si fa dipendere la vita. Il deserto è la terra che non risponde al desiderio, è lo spazio dove sperimentare la distanza tra ciò che si desidera e il suo compimento, è il luogo propizio della scelta.

Lo Spirito stabilisce dunque il deserto per porre Gesù a confronto con la complessità del cuore umano, con la possibilità di scegliere percorsi differenti rispetto all’obbedienza filiale al Padre.

L’evangelista Marco scrive che Gesù affronta e vince il tentatore realizzando una sorta di comunione tra la terra e il cielo in cui si assiste alla vittoria sulle potenze del male (le “bestie selvagge”) fissata dalla presenza divina degli angeli che servono Colui che è capace di affrontare e superare la prova.

La vittoria nasce dalla perseveranza nella solitudine e dalla lotta contro il male. Sant’Agostino scrive commentando i salmi: “la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova”.

L’uomo però come può resistere, come può combattere? “Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l’umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria. Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo” (Sant’Agostino).

Solo dopo il deserto inizia il ministero pubblico di Gesù. L’annuncio è infatti quello del compimento del tempo. La venuta del regno di Dio permette ed esige il raggiungimento della compiutezza umana attraverso la fede e la conversione.

L’annuncio della liberazione dell’uomo dal male non è la promessa di un evento futuro, ma la notizia di ciò che già avviene e che necessita di una nostra risposta radicale all’opera già posta in essere da Dio.

(Mc 1,12-15) In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.