Convertitevi e credete al Vangelo
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
(Elisa Moro)
“Convertitevi” (Mc. 1, 15) e “Seguitemi” (Mc. 1, 17).
Il Signore inizia il suo ministero pubblico; dopo la fase preparatoria di Giovanni Battista, ora si realizza “la pienezza del tempo” in cui “Dio mandò il Figlio suo” (Gal. 4, 4) nel mondo. “Il Regno di Dio” è “vicino”, disponibile, pronto per essere accolto, abbracciato: è lo stesso Gesù, che cammina verso ciascun uomo, si fa prossimo, compatisce le ferite e invita ad alzare lo sguardo al vero Padre.
Un elemento di riflessione sono le parole espresse da Cristo, le prime nel Vangelo di Marco: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc. 1, 15). Sono un richiamo a cambiare continuamente modo di pensare, a diventare una “novità di vita” (Col. 3, 9-10), sull’esempio di San Francesco di Sales, che, da giovane collerico, si è trasformato nel Santo della mitezza, capace di convertire molte anime. Queste parole rappresentano un costante monito per la vita della stessa Chiesa: convertirsi, evitando di predicare se stessa o i problemi politici del mondo, ma proclamando il Regno di Dio, diventando riflesso glorioso del Cristo, “luce delle genti” (Lumen Gentium, n. 1).
L’evangelista Marco riporta dunque al fulcro della fede della Chiesa e di ogni battezzato: il Signore è vicino, “amalo e si avvicinerà, amalo e abiterà con te” (Sant’Agostino, Serm. De Script. 21, 2); questo è il vero tesoro che Cristo ha donato e che, come cuore pulsante, deve essere testimoniato ogni giorno, “anche con le parole”, per citare San Francesco.
“Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (v. 17).
Gesù, per primo, fissa il suo sguardo d’amore sulla vita di ciascuno e chiama, passa accanto allo scorrere delle giornate, a volte vissute con monotonia, ma segnate dai passi del Maestro, che bussa con discrezione. È esaltante la proposta: da pescatori, “fatti pesci pescati da Cristo”, ad apostoli, chiamati “a pescare uomini” (San Girolamo, Comm. Ev. II).
Un ultimo dettaglio: “lasciate le reti, lo seguirono” (v. 18); i discepoli con generosità, abbandonano, per la perla più preziosa (Mt. 13, 45) – il Regno dei Cieli -, la loro risorsa per vivere. Come si considerano i beni del mondo? Sono strumenti per una meta che li supera o piuttosto una rete che imprigiona e che abbassa lo sguardo nel mare dell’esistenza?
Il cristiano non rinunzia a nulla nel mondo, è libero; egli pone come meta Cristo, affermando: “conduci me, tuo servo, per le strade che vuoi” (Gregorio Nazianzo, Carm. II, 1, 50).