XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Fanciulla, io ti dico: Àlzati!
(Elisa Moro)
“Chi mi ha toccato?” “Figlia, la tua fede ti ha salvata” (Mc. 5, 31. 35). Toccare la Vita vera e farsi toccare da Colui che afferma: “Io sono la Risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv. 11, 25) e che la pagina di Vangelo di Marco (Mc. 5, 21-43) colloca geograficamente “lungo il mare”, luogo evocativo della chiamata dei primi discepoli (1,16), ma anche immagine di un passaggio di liberazione, come nel caso del passaggio del Mar Rosso
(Es. 14, 15 – 15, 1), dalla condizione di schiavitù alla patria promessa da Dio.
Si possono sintetizzare due riflessioni su questa pagina del Vangelo, che intreccia due vicende di sofferenza apparentemente diverse, ma molto simili nel significato.
“Or una donna, da dodici anni era affetta da emorragia” (v. 25); “la fanciulla aveva dodici anni” (v. 42): due “donne”, una all’inizio dell’età nuziale – dodici anni – l’altra inferma da dodici anni; entrambe colpite a morte; ambedue chiamate “figlie” e “salvate”. Sono presenti due livelli di lettura; “quello puramente fisico: Gesù si china sulla sofferenza umana e guarisce; e quello spirituale: Gesù è venuto a sanare il cuore dell’uomo e chiede la fede in Lui” (Benedetto XVI, 1/07/2012). Giairo accorre a chiamare il Signore; la donna malata è attratta dalla forza della fede a Cristo. Il cuore di questa pagina è un atto di fede, che è chiesto ad ogni battezzato e che spinge “ad uno slancio nella parte più vera di noi, ad un istante di fiducia; la certezza profonda di essere ascoltati”, il cercare “lo sguardo di Gesù nel nostro sguardo” (Giussani, “L’opera del movimento”).
“Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello” (v. 28) e “presa la mano della bambina” (v. 41). Chi è davvero in grado di guarire? Il Signore della storia e della vita o idoli, antichi e attuali, creati dall’uomo, spesso per interessi economici o politici? Solo il contatto con Cristo, “ciò che le nostre mani hanno toccato” (1 Gv. 1, 1) guarisce, ma ancor prima genera salvezza, consapevolezza di ricevere un dono gratuito e immeritato, di essere fragili creature nelle mani del Signore: “non per merito tuo” ricorda San Girolamo, “ma per la mia grazia. Il fatto di essere guarita non è dipeso dalle tue virtù” (Omelie Vangelo di Marco, 3).