Questi è il Figlio mio, l’amato
II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
(Sem. Antonio Parisi)
L’episodio della trasfigurazione ci permette di guardare unitariamente al mistero della morte e risurrezione di Gesù. Separare i due aspetti, o privilegiarne uno, rischia di far perdere il senso che affiora tenendo insieme tenebre e luce, morte e vita. San Leone Magno scrive: “Questa trasfigurazione mirava soprattutto a rimuovere dall’animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l’umiliazione della Passione […] non scuotesse la loro fede, dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della dignità nascosta del Cristo”.
Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce in disparte. Pochi giorni prima il Maestro aveva ripreso Pietro, chiamandolo satana, e attraverso di lui aveva svelato l’incomprensione degli altri discepoli, senza però interrompe la relazione con loro. I discepoli non capiscono, ma Gesù li riafferra, anzi li mette a parte di un evento straordinario. San Marco insiste sulla presenza dei discepoli, vuole mostrare che quanto accadrà è rivolto a loro, farà parte della loro memoria e nella Pasqua troverà una piena comprensione. Gesù manifesta loro la sua gloria facendo “risplendere quel corpo, che gli è comune con tutti gli uomini, di tanto splendore, che la sua faccia diventa simile al fulgore del sole e le sue vesti uguagliano il candore della neve” (san Leone Magno). Insieme a Gesù compaiono Mosè ed Elia.
Tutto l’Antico Testamento è racchiuso in queste due figure: Mosè, figura della legge, è colui che ha parlato bocca a bocca con Dio e ne ha contemplato la gloria; Elia, figura dei profeti, è il messaggero che è stato capace di ascoltare la voce di Dio nel sussurro di una brezza leggera e che lo stesso Signore ha preso con sé in cielo.
Sempre san Leone Magno afferma: “Le pagine dell’uno e dell’altro Testamento si trovano vicendevolmente concordi, e colui che gli antichi simboli avevano promesso sotto il velo viene rivelato dallo splendore della gloria presente. […] In lui si sono compiute le promesse delle figure profetiche e ha trovato attuazione il senso dei precetti legali”.
Gesù è il Messia atteso che realizza le promesse della legge e dei profeti, la sua manifestazione nella trasfigurazione è stata gloriosa, un preludio della risurrezione, ma è inscindibile dalla morte. Bisogna dunque attendere il mistero pasquale per essere in grado di rileggere quanto accaduto con verità, altrimenti si corre il rischio di non vedere che la vita è davvero più forte della morte e che proprio questo è il segreto della Pasqua.