(Ferdinando Zorzi)

Quando si arriva in cima a un alto monte – sempre che non si raggiunga per puro spirito di conquista ma per il vero “sentimento della natura e delle sue più riposte bellezze” (come diceva il grande alpinista Achille Ratti, poi papa Pio XI) – c’è un momento di contemplazione del creato in cui è comune e naturale il desiderio di non scendere più a valle.

Allora, ed è questa un’idea che ho scambiato con più di un compagno d’escursione, per convincersi a tornare indietro occorre fissare bene nella mente l’immagine di quel luogo, la sua suprema bellezza, per ricordarsi della sua esistenza ogni qual volta che, nelle difficoltà del cammino quotidiano, sul lavoro o nello studio, ci si sente stanchi e oppressi.

Così dev’essere stato per quei tre discepoli che, dopo aver sentito Gesù parlare a lungo del regno dei cieli, hanno avuto un assaggio diretto del Paradiso e della stessa natura divina del Figlio, dopo averne visto la Trasfigurazione. Un’esperienza dell’oltre, di quello che c’è aldilà, come capita di vivere sulla vetta di una montagna, ma ancora più grande, per la presenza reale di Dio nel suo aspetto luminoso.

E pure Pietro, Giacomo e Giovanni sono scesi dal monte, e lo stesso Maestro ha chiesto loro di non parlare di questa visione fino alla Risurrezione. Ma loro avevano visto e sapevano e, dopo la Risurrezione, anche noi cristiani sappiamo, pur senza aver visto, che esiste il Paradiso, così come esistono quei panorami eccezionali dalle cime dei monti: basta solo non dimenticarsene mentre camminiamo per le valli del nostro quotidiano.

(Mt 17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete».
Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».