IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (anno c)
Alle mie pecore io do la vita eterna
(Elisa Moro)
“L’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita” (Ap. 7, 17). La quarta domenica di Pasqua, conosciuta come la “domenica del Buon Pastore”, contiene, in tutti i cicli liturgici, un brano tratto dal capitolo 10 del Vangelo di Giovanni (Gv. 10, 27-30). E’ un breve ma intenso spaccato di come Dio voglia rivelarsi, attraverso l’incarnazione, come pastore del suo popolo: “Io stesso cercherò le mie pecore…Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele…Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare” (Ez. 34, 11.13.15).
“Io le conosco ed esse mi seguono” (v. 27): il bel (kalòs) Pastore non ha un rapporto di massa, indistinto, ma neppure di convenienza, tipico di rapporti interpersonali che quotidianamente si possono verificare. Egli tocca ciascuno in un rapporto personalissimo e profondo, fino ad affermare, con l’Apostolo Paolo: “ha amato me e ha dato se stesso per me” (Gal. 2,20); ovvero “ti ho chiamato per nome: tu sei mio!”
(Is. 43,1). È una relazione unica, una conoscenza del cuore, propria di chi ama e di chi è amato, quella che il Pastore inaugura con ciascuna delle sue pecore, “non vergognandosi di pascere gli uomini, e nemmeno di averli creati” (Basilio di Seleucia, Disc. 26, 2).
“Io do loro la vita eterna” (v. 28): il Pastore è l’Agnello, quello indicato dal Battista (Gv. 1, 35), Colui che toglie i peccati del mondo, immolandosi nel vero Sacrificio salvifico. Giovanni utilizza, per questo passaggio, il verbo tithénai – offrire, più volte ripetuto nell’intero capitolo, ma anche nel brano dell’Ultima Cena, dove Gesù “depone” le sue vesti per poi riprenderle (Gv. 13, 4.12), segno questo che il Redentore dispone della sua vita con piena libertà, “Egli la offre, come vero Pastore, per le sue pecore, immolandosi sulla Croce” (Benedetto XVI, 29/04/2007).
Il Pastore si fa Agnello, l’Agnello è il Pastore: questo è il cuore della Pasqua, ma anche lo sguardo verso il compimento della redenzione gloriosa alla fine dei tempi.
Dopo le apparizioni del Risorto, l’attenzione è quindi rivolta all’ascolto della Sua voce, che conduce alla meta, la vita eterna: “tendi dunque l’orecchio spirituale e disponi il tuo cuore, affinché tu possa ascoltare e onorare il tuo Dio” (San Bonaventura, Itineratium mentis in Deum, I, 15).