(Ferdinando Zorzi)
Conoscere verità nascoste ai più è stata un’aspirazione degli intellettuali per molto tempo; vi sono esempi relativi sia all’antichità sia all’età moderna, nonché a diverse discipline di studio. Forse la più ambiziosa ricerca di un sapere arcano si è avuta con l’alchimia, una materia a metà strada tra la chimica e la magia, elaborata per alcuni secoli nella convinzione di poter trovare la pietra filosofale. Oppure, venendo a esempi più recenti, la corrente letteraria denominata Ermetismo ha tentato, attraverso un linguaggio oscuro, di occultare significati iniziatici dietro ai complicati versi delle poesie.
Tuttavia, qualsiasi sforzo intellettuale è destinato a scontrarsi con i limiti della ragione umana come una corda che, se tesa troppo, finisce per spezzarsi. Qui, per i cristiani, entra in gioco la rivelazione che però, come ricorda Gesù, non è rivolta ai sapienti e ai dotti ma, per mezzo di Lui, ai piccoli e agli umili. Sembravano averlo capito due grandi poeti del Novecento, superando la concezione ermetica: Eugenio Montale e Giorgio Caproni, nella loro incessante e spesso incredula ricerca di Dio, alternavano lo sforzo della conoscenza e dell’erudizione alla pura esperienza della rivelazione, della subitanea manifestazione della Verità.
“Vedi, in questi silenzi in cui le cose / s’abbandonano e sembrano vicine / a tradire il loro ultimo segreto, / talora ci si aspetta / di scoprire uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità” scrisse l’ancora giovane Montale, aspirando a percepire una presenza salvifica che, anni dopo, individuerà in una donna amata ma subito perduta.
“Così di rado l’ho visto / e, sempre, così di sfuggita […] Ma ero io, era lui?” si chiedeva invece il tormentato maestro livornese, nella continua ricerca di quel ristoro che solo può procedere dalla benevolenza del Padre e dalla rivelazione del Figlio.
Mt 11,25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».