Pasqua, davanti a me, a voi, davanti a tutti; giorno radioso, giorno di novità e di vita. Nella notte del sabato, il diacono canta: “Beata notte! Tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è resuscitato dagli inferi…”.
Passato il sabato, 2000 anni fa, Maria di Magdala, rimasta sveglia e turbata nel cenacolo, di buon mattino corre al sepolcro e trova la pietra ribaltata. Corre da Pietro e Giovanni. Ritornano al sepolcro. Pietro e Giovanni entrano. Intanto, prosegue il racconto di Giovanni, Maria sta all’ingresso e piange, intravede nell’ancora buio una figura ferma, e piangendo gli dice: “Hanno portato via il mio Signore!”. Un fruscio. Maria si volta verso la figura intravista, una voce: “Donna, perché piangi?”. “Se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai risposto. Io andrò a prenderlo”. Da quella figura – Gesù non riconosciuto – la voce: “Maria…” e lei di rimando: “Rabbunì, Maestro mio”. “Non mi trattenere…”. E Maria corre e grida: “È Risorto, non è qui!”.
Sono 2025 anni che Gesù è Risorto e vive accanto a noi di persona e nei segni… e noi viviamo come cristiani “in Cristo e per Cristo e con Cristo”. Una vita nuova, partecipata e estesa. Da oltre 2000 anni Cristiani cattolici, ortodossi e protestanti, credenti e non credenti, fanno della Pasqua l’incontro con il Risorto e celebrano la vita che vince la morte. Come quel giorno lontano capitò ai due viandanti sfiduciati e tristi, diretti da Gerusalemme a Emmaus, che, camminando con lo sconosciuto, sentivano ardere il cuore.
La Pasqua è di tutto l’uomo: mente, cuore, mondo degli affetti. È in gioco la nostra libertà e la nostra responsabilità, il nostro progetto di vita. Il Risorto è in noi e genera vita. Se liberamente accolta è “fare Pasqua”, come si diceva ai tempi della cultura contadina. Fare Pasqua è vivere di Cristo e di incontro di fratelli tra noi. Misterioso miracolo che fa ardere il cuore. Il cuore arde solo se arde insieme. Come i tronchetti di legno che, quando ardono insieme, fanno fuoco, luce e vita.
E facendo Pasqua siamo cittadini del mondo, persone fraternamente legate dallo Spirito del Risorto che guardano lontano e immaginano e costruiscono pace.
È Lui, il Risorto, compagno di viaggio e nostro Dio, che fa storia con noi: storia di bene e di beni. Nessun peccato avrà l’ultima parola, e nessun male vincerà per chi vive di lui, abitato dalla speranza e dall’amore. Perché, per dirla con don Primo Mazzolari, “chi crede ama, vede la spiga, quando gli uomini di carne vedono solo il seme che marcisce e muore”.
Gv 20, 1-9
Il primo giorno della settimana Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
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