I partiti sono sempre più divisi, nel Governo e nell’opposizione, sui principali temi di politica estera, dall’Ucraina al Medio Oriente, dai dazi di Trump e Musk alla proposta di Ursula von der Leyen sulla difesa e il riarmo europeo. Per evitare l’irrilevanza delle istituzioni sulla scena mondiale il Colle accresce il suo ruolo di “bussola” riconosciuta e autorevole.

Parlando dal Giappone, in visita ufficiale, Mattarella ha ribadito la richiesta di “una pace giusta” per l’Ucraina, senza resa all’aggressore russo, di cui ha in particolare deplorato le continue minacce sull’uso della deterrenza nucleare. Sul Medio-Oriente ha ricordato l’impegno dell’ONU, sin dalla nascita di Israele, per “due popoli, due stati”, smentendo la linea Trump-Netanyahu di espellere due milioni di palestinesi dalle loro terre, per trasformare Gaza nella Costa Azzurra del Medio-Oriente. Sui dazi ha citato le esperienze negative dell’Ottocento sul nazionalismo commerciale, foriero di guerre. Giudizio infine positivo sulla proposta Von der Leyen per la Difesa europea, lasciando al Governo la possibilità di correzioni del piano, invitando contemporaneamente alla prudenza sulla proposta di invio di militari a Kiev.

Sulle posizioni del Quirinale si registrano maggioranze e minoranze trasversali. Critici sono apparsi Lega e 5 Stelle: Salvini è appiattito sulla difesa di Trump e Musk ed è contrario alla proposta von der Leyen (d’altra parte la Lega è stata alleata, nel decennio scorso, del partito di Putin); Conte è contrario al riarmo europeo e ha attenuato il sostegno a Trump sull’Ucraina, dapprima osannato.
Concordano invece con il Colle Forza Italia, Fratelli d’Italia (con la Meloni che evita critiche a Trump), Azione e Italia Viva, con la novità del Pd sulla questione europea.

Qui si è registrata una spaccatura verticale tra la posizione “pacifista” della segretaria Schlein, ostile alla linea Von der Leyen, e la scelta favorevole alla difesa europea del fondatore dell’Ulivo, Romano Prodi, e degli ex presidenti del Consiglio Paolo Gentiloni e Enrico Letta. In pratica due partiti: da un lato la sinistra radicale, dall’altra i Popolari e i “miglioristi” dell’ex Pci (sulla linea Napolitano). A Bruxelles la Schlein si è distaccata dalla linea del Partito Socialista, mentre Prodi ha ricordato che il progetto di difesa europea risale a De Gasperi.

La segretaria dem ha sostanzialmente mantenuto il raccordo con i Pentastellati e AVS (Alternativa Verdi-Sinistra di Bonelli-Fratojanni), aprendo un nuovo fosso non solo con l’area riformista ma anche con i centristi di Calenda, Renzi e Magi (Radicali).

Tutti questi contrasti potrebbero crescere con lo sviluppo delle trattative Trump-Putin sull’Ucraina, con problemi più delicati per la Meloni in considerazione del ruolo del vice-presidente del Consiglio Salvini, il quale smentisce la leader in ogni occasione, puntando apertamente alla riconferma nell’imminente congresso della Lega, superando le critiche dei “nordisti”, dal presidente veneto Zaia ai capigruppo di Camera e Senato, Romeo e Molinari, poco convinti dell’adesione a Musk. Di congresso si parla anche nel Pd: l’ha chiesto il senatore Zanda, riformista, in polemica con La Schlein; ma la maggioranza dem ha respinto l’invito, dando la priorità alla prossima battaglia referendaria che, peraltro, rivivrà una nuova divisione tra i dem, divisi tra il sostegno ai quesiti di Landini (Cgil) e la difesa del Job’s Act del Governo Renzi.

Alcuni media, di fronte alle palesi divisioni di Governo e opposizione, si sono chiesti: oggi con quali programmi i due Poli potrebbero presentarsi agli elettori, a cominciare dalla politica estera? Anche per evitare questa paralisi politica cresce l’attenzione per il Quirinale, cui tutti riconoscono una collocazione “super partes”. Nelle prossime settimane, ricevendo la nuova presidenza dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati), Mattarella sarà chiamato ad una difficile mediazione nella guerra tra i due poteri dello Stato: l’Esecutivo e il Giudiziario.

In democrazia la parola finale spetta al Parlamento, ma la “moral suasion” del Quirinale potrebbe contenere un conflitto che fa male alle istituzioni democratiche; non va poi dimenticato che sulle nuove norme è previsto un referendum istituzionale, che lascia ai cittadini la scelta finale, evitando rotture drammatiche tra potere politico e operatori di giustizia. Rispettiamo la Costituzione, dando la priorità alle dense nubi che oscurano la scena mondiale e quella europea in modo specifico.