di Roberto Andò
paese: Italia, 2018
genere: documentario teatrale
interpeti: Andrea Camilleri
durata: 1 ora e 25 minuti
giudizio: bello
“In questo silenzio che si è venuto creando dentro di me, mi è venuta la voglia di intuire cosa possa essere l’eternità”. Andrea Camilleri ha molti volti: il creatore amatissimo del Commissario Montalbano è stato insegnante di regia all’Accademia Nazionale di arte drammatica “Silvio d’Amico” e oggi, all’età di 93 anni, ci regala un monologo teatrale sorprendente, rigoroso e racchiuso all’interno della cornice del mito greco… ma proiettato verso le stelle.
Colpito da una malattia che l’ha reso cieco, Camilleri ha continuato a scrivere e a dedicarsi alla sua arte con l’energia e l’ironia che gli sono proprie: nello scorso giugno è stato messo in scena al teatro greco di Siracusa lo spettacolo che lo vede protagonista solitario nei panni dell’indovino Tiresia, e la pièce teatrale è in questi giorni nelle sale cinematografiche (per poco tempo, in attesa di repliche).
Chi era dunque il greco Tiresia? Come per tutti i profeti, lo accompagnò un’esistenza complicata: egli appare nell’Odissea sotto forma di spettro consultato da Ulisse, forse ermafrodita, cieco e vagabondo con sette vite. Di una di queste si è impossessato Camilleri, portandolo in scena sul palco e dialogando di volta in volta con Omero, con Dante, Ovidio, Seneca; anche con Pasolini, che aveva inserito Tiresia all’interno del film “Edipo Re”. Ma tra gli interlocutori non mancano i poeti come Apollinaire, Eliot, o i letterati Virginia Woolf e Primo Levi: gli spettatori si lasciano condurre per mano incantati.
Le narrazioni di Camilleri non sono quelle consolanti di un nonno che si rivolge a una platea di “nipotini”, ma le storie di un funambolo sulla corda tesa della vita, dissacrante e spiritoso che non risparmia rimproveri al pubblico o arditi pettegolezzi.
Jorge Luis Borges dice che tutti noi siamo teatro, siamo attori e scene, ciò che diciamo e ciò che ci viene raccontato. Così come è teatro anche la persona che sta leggendo queste parole.
Graziella Cortese