(elisa moro) – Buon Pastore, vero Pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici, difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi!”: le parole della Sequenza “Lauda Sion Salvatorem” permettono di cogliere pienamente il significato della solennità del Copus Domini.

Una festa amata dal popolo cristiano, che ha origini antiche e legate a tradizioni e devozioni consolidate, come le processioni o le infiorate, diffuse anche in Canavese.

L’origine di questa solennità si deve al Miracolo eucaristico di Bolsena del 1263 e al successivo riconoscimento, da parte di Papa Urbano IV, con la Bolla Transiturus dell’11 agosto 1264, di tale solennità all’intera Chiesa.

Anche a Ivrea, rispettando la tradizione, si è snodata la Processione con il Santissimo Sacramento: dalla Cattedrale, conclusa la Santa Messa pontificale delle ore 18 e accompagnato dal suono delle campane, il corteo è transitato sulla piazza retrostante, fino ad una Benedizione di fronte al Castello, nel punto più alto della Città.

Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv. 6, 68): sono risuonate nel canto di ingresso proposto dalla Schola Cantorum della Cattedrale, che ha curato la liturgia, ma che sono state più volte riprese da Mons. Vescovo, come si può ascoltare nel filmato.

Sono le parole di ogni cristiano, di ogni credente, che si confronta con le gioie e i dolori dell’esistenza, consapevole che, riprendendo le parole di Newman:

Fuori di Te chi può salvarmi? Chi fuori di Te può pormi in grado di vincere me stesso? Fuori di Te chi può strappare alla tomba il mio corpo? La Tua Carne e il Tuo Sangue sono l’unica mia vita”. Solo da questa consapevolezza scaturisce una risposta dal cuore: “voglio venire ad incontrarti, voglio aprire la bocca e ricevere il Tuo Dono. Lo faccio con grande timore e tremore, ma che altro posso fare? Da chi andrei se non da Te?”.

Il senso della processione, del percorrere un tratto di strada, breve o lungo, con il Santissimo Sacramento, è allora contenuto in tutto questo: Cristo è presente, “si dona a noi”, si fa cibo e bevanda di vita, “cammina attraverso i secoli e la storia”, per usare un’espressione cara a San Giovanni Paolo II, per rendere ciascuno a Sua immagine: la vita è infatti davvero vissuta – riprendendo un passaggio dell’omelia – se è donata, sul modello e ad immagine della Santissima Eucarestia”.