Il miliardario americano Elon Musk, patron di X (ex Twitter), consigliere speciale di Trump e amico della Meloni, ha rotto gli argini della politica: è intervenuto nelle vicende interne della Magistratura italiana chiedendo ai giudici del Tribunale civile di Roma di “andarsene”. Il “casus belli” è costituito dalla sentenza di sospensione del trasferimento di sette profughi in Albania, in attesa del pronunciamento nel merito della Corte Europea di Giustizia.
A che titolo parla Musk? Come ministro designato nel futuro Governo Trump, come leader della Destra mondiale o come “dominus” dei social? In ogni caso ha compiuto una pesante interferenza nella vita politica italiana, perché – secondo la Costituzione repubblicana – la Magistratura è autonoma e non dipende dal Governo; nella fattispecie i giudici hanno fatto riferimento ad una sentenza (4 ottobre) della Corte europea di Giustizia, prioritaria – secondo la giurisprudenza prevalente – rispetto alle normative nazionali. Lo stesso presidente del Senato, La Russa, prima delle parole di Musk, si era rimesso alle decisioni finali dei giudici europei.
L’attacco frontale ai migranti contrasta con la tradizione civile italiana, laica e cattolica: puntualmente Papa Francesco ci ricorda che sono persone, ovvero il nostro prossimo. D’altra parte, in tutti i sondaggi d’opinione non è l’immigrazione ai primi posti dei problemi da risolvere e peraltro l’industria insiste per nuove leve di lavoro, anche per compensare la forte flessione demografica. La chiusura di confini (in America Trump vuole espellere un milione di persone) contrasta anche con la nostra storia, perché siamo noi stessi un popolo di emigrati, dall’Europa all’America. La ricetta Musk, per ragioni etiche, sociali, culturali, non ci appartiene. Sarebbe opportuno, nell’attesa della parola finale dei giudici europei, porre fine a questo triste trasbordo dei migranti dalla Puglia all’Albania e ritorno: la loro dignità violata, dopo la fuga da guerre, miseria, malattie è una sconfitta per tutta la società, non solo per il Governo. Non è questa l’immagine espressiva dell’Italia in Europa e nel mondo; ed anche le esigenze della perenne campagna elettorale (domenica si vota in Emilia Romagna e Umbria) devono piegarsi alle ragioni prioritarie dell’umanità e della solidarietà.
Una parola chiara e definitiva è giunta dal presidente Mattarella che ha ricordato a Musk che l’Italia “sa badare a se stessa, nel rispetto della sua Costituzione… Chiunque deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Prima dell’esplodere della “bomba migranti” il Presidente della Repubblica, in visita ufficiale a Pechino, aveva affrontato alcuni nodi posti dalla nuova geografia politica mondiale: anzitutto il rispetto delle sovranità nazionali nel quadro di un nuovo multilateralismo, senza lo scontro di blocchi contrapposti (ad esempio Nato-Brics); in questo contesto è essenziale la ricerca della “pace giusta” in Ucraina, ma questo non può avvenire con la resa all’aggressore russo (negli stessi giorni un figlio minore di Trump aveva proposto il licenziamento di Zelensky). Sul piano economico, di fronte alla prospettiva di nuovi dazi (si parla di “stretta” americana sia verso la Cina sia verso l’Europa) Mattarella aveva difeso la liberalizzazione dei commerci, contro chiusure nazionalistiche che frenerebbero lo sviluppo mondiale.
Il Capo dello Stato, dalla lontana Cina, aveva anche auspicato per l’Italia un clima di concordia istituzionale, pur nella diversità delle posizioni. Ma a Roma il messaggio non è stato recepito, non solo per lo scontro continuo destra-sinistra, ma anche per le crescenti differenziazioni all’interno dei due Poli. Nel centro-destra la Lega è sempre più all’attacco della Magistratura, su una linea pro-Musk che pone problemi al ruolo istituzionale della Meloni e del ministro degli Esteri Tajani; lo stesso leader dei Moderati, Lupi, ha preso apertamente le distanze dal diktat proveniente dall’altra sponda dell’Oceano.
Nel centro-sinistra i documenti dei Pentastellati in vista dell’Assemblea Costituente insistono sull’autonomia, pur nell’area progressista, con una netta differenziazione dal Pd; questo rende sempre più impervio il cammino di Elly Schlein per la ricostituzione del “campo largo”. Matteo Renzi, sempre attento ai movimenti interni ai partiti, secondo alcune agenzie di stampa si appresterebbe a un nuovo strappo: la formazione di una nuova area di centro insieme a Marina e Pier Silvio Berlusconi, insoddisfatti della linea di destra della Meloni e di Salvini, delusi dal silenzio di Tajani, leader di Forza Italia.
La frammentazione delle forze politiche è confermata dalle migliaia di emendamenti alla finanziaria 2025, presentati da maggioranza e opposizione. Ma il Bilancio dello Stato non ha un “tesoretto” grande abbastanza da accontentare tutti.